Il pericolo di una guerra con l’Iraq ripropone lo
spettro di uno scenario in cui il prezzo del greggio e’ alle stelle. Il dato piu’ preoccupante
e’ che dai primi anni ’70 ad oggi, ogni recessione
e’ stata preceduta proprio da un forte rialzo dei
prezzi dell’oro nero. Per questo e’ fondamentale capire quanto puo’ ancora salire e per quanto tempo puo’ durare il rincaro del petrolio.
Secondo Anthony Crescenzi, capo analista di Miller & Tabak a New York e consulente della Federal Reserve, ogni rincaro del greggio funziona come una tassa occulta sui consumatori finali. Ce ne accorgiamo facendo il pieno alle pompe di benzina, ma sono i grandi numeri che contano. Negli USA si utilizzano 19,5 milioni di barili di greggio al giorno contro i 15,5 dell’Europa (intesa in senso allargato) e gli 1,9 dell’Italia. Approssimativamente, riferisce Crescenzi, ogni dollaro di aumento del prezzo del petrolio ha un impatto sui consumi di circa $70 miliardi all’anno, forse addirittura $100 negli USA. Difficile pensare che questo non avra’ gravi conseguenze sull’economia e sulle tasche della gente, considerato che un barile costa oggi circa 12 dollari in piu’ rispetto allo scorso anno. Non ci sono dati per dire quanto questo fenomeno potra’ durare.
Ma un’osservazione importante riguarda i produttori di greggio. Al momento nessuna grande Oil Company ha aumentato drasticamente l’attivita’ di esplorazione, che e’ molto cara e giustificabile solo in presenza di un prezzo del petrolio elevato per un periodo prolungato. Il segnale e’ che il mercato crede ad una soluzione della crisi in Iraq in tempi rapidi. Se la previsione dovesse rivelarsi sbagliata potrebbero essere dolori per tutti.
Riprodotto dal giornale Wall Street Italia del 5 marzo 2003, allegato a Metro