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Petrolio: Brent a 60 dollari, non accadeva da oltre un anno

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Il barile di petrolio Brent, come preannunciato dagli analisti negli scorsi giorni, ha raggiunto oggi (8 febbraio) quota 60 dollari, con un incremento che nelle ultime 24 ore ha raggiunto l’1,3% (intorno alle ore 12 italiane). Ad aver trainato il greggio è la prospettiva di una ripresa economica più rapida del previsto, unita ai tagli dell’offerta da parte del cartello allargato dei Paesi esportatori Opec+.

Il rally degli ultimi tre mesi è stato notevole per il Brent, con balzo del 43% e una performance da inizio anno pari al 16,22%.
Analoga la performance odierna anche per il barile West Texas Intermediate, in rialzo dell’1,21% a 57,54 dollari.

Petrolio in rally, la view degli analisti

Sul fronte delle materie prime la giornata di oggi si è aperta “con il Brent che ha superato i 60 dollari al barile per la prima volta in oltre un anno sulle prospettive del piano fiscale e segnali di scorte in ridimensionamento alla luce dell’attuale situazione di deficit globale di produzione”, hanno commentato gli analisti di Mps Capital Services, “la domanda cinese resta elevata visto il numero di cargo diretti verso la Cina, ai massimi da sei mesi”.

L’ultima volta che il Brent è stato scambiato a 60 dollari al barile, la pandemia non aveva ancora preso piede non c’erano restrizioni e la domanda di carburante era molto più alta”, , ha commentato Edward Moya, analista di OANDA a New York, “il lancio dei vaccini contro il Covid-19 ha alimentato le speranze di crescita della domanda, ma anche i più ottimisti non si aspettano che il consumo di petrolio torni ai livelli pre-pandemia fino al 2022″.

Secondo Bjornar Tonhaugen, capo dei mercati petroliferi di Rystad Energy, parte del recupero del greggio è da attribuire alla decisione da parte della compagnia pubblica saudita di innalzare il prezzo ufficiale di vendita all’Europa nord-occidentale di 1,40 dollari per il mese di marzo: “Ciò che oggi sta davvero aiutando il mercato, ed è una ragione più valida per l’aumento dei prezzi che vediamo, viene ancora una volta dall’Arabia Saudita e dalla sua Aramco”. L’innalzamento di prezzo sarebbe indicativo della fiducia sulla ripresa della domanda di petrolio da parte dei sauditi, un fattore che alimenterebbe il sentiment rialzista.