Continua la fiammata dei prezzi del petrolio, che toccano i massimi da gennaio 2020, ovvero i livelli pre-pandemia, nella speranza che le campagne di vaccinazione e gli stimoli all’economia degli Stati Uniti portino a una rapida ripresa dell’economia globale. Questa mattina, il Brent ha raggiunto quota 63,2 dollari al barile, in aumento dell’1,2%, mentre il WTI scambia a 60,5 dollari al barile, in rialzo dell’1,7%.
Mentre le quotazioni superano la soglia di 60 dollari al barile, secondo quanto segnalato da IG, alcuni esperti scommettono che i prezzi del petrolio potrebbero salire fino a 70-80 dollari al barile, per arrivare a sfiorare i 100 dollari il prossimo anno.
“Il sostegno sembra solido e l’idea diffusa è che il mercato petrolifero bruci rapidamente il rimanente surplus dovuto alla crisi, arrivando potenzialmente a una situazione più tirata più avanti nell’anno” spiegano dalla banca svizzera Julius Baer.
Petrolio, per Aie domanda e offerta verso equilibrio
Nel frattempo, l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), nell’ultimo bollettino mensile, diffuso qualche giorno fa, stima che la domanda e l’offerta globali di greggio continueranno a riequilibrarsi quest’anno, dopo le turbolenze innescate dalla pandemia nel 2020.
In particolare, l’Aie osserva che una ripresa della domanda, tuttavia, supererà l’impennata della produzione nella seconda metà dell’anno e porterà a un “rapido esaurimento delle scorte” accumulate dallo scoppio del coronavirus.
L’agenzia ha aumentato significativamente le sue previsioni per le nazioni produttrici al di fuori dell’Opec e alleati come la Russia, stimando un aumento dell’offerta non Opec di 290.000 barili al giorno fino a un aumento di 830.000 barili al giorno quest’anno.
Allo stesso tempo, l’Aie ha abbassato le sue previsioni per la domanda globale di petrolio di 200.000 barili al giorno a 96,4 milioni di barili, circa il 3% in meno rispetto a prima della pandemia di coronavirus nel 2019, sebbene abbia aggiunto che parte di questo cambiamento è legato ad un cambiamento nei dati storici.
Attesa per l’Opec+ del 4 marzo
Nel frattempo, si inizierà a valutare quale sarà l’atteggiamento dell’Arabia in vista della riunione Opec+ del 4 marzo.
Come scrivono gli esperti di Intermonte in una nota:
“L’Arabia ha accettato di farsi carico di un ingente taglio della produzione a fronte di un incremento soprattutto di quella russa, probabilmente a fronte di uno scambio sul piano geopolitico che potrebbe aver seguito il seguente schema: l’Arabia taglia la produzione, sostiene pertanto il prezzo del greggio e quindi lo shale oil US, gli Usa ringraziano offrendo l’ombrello Nato all’Arabia. Entriamo pertanto in una fase di brevissimo di transizione in attesa che il piano Biden venga approvato e che arrivi la rassicurazione che l’Opec+ continua ad addomesticare i prezzi del petrolio, grazie anche all’attesa positiva di ripresa veicolata dalla campagna di vaccinazioni”.