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Petrolio: correzione temporanea o vero e proprio tsunami?

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NEW YORK (WSI) – Il crollo del prezzo del petrolio degli ultimi sei mesi difficilmente subirà un’inversione di tendenza nel prossimo futuro. E’ quanto è stato sottolineato da un gruppo di esperti in occasione di un recente forum sulla consulenza finanziaria sponsorizzato da Legg Mason, da cui è emerso che la forte flessone del greggio abbia rappresentato un vero tsunami per i mercati finanziari e che tale evento potrebbe mantenere i prezzi al barile tra i cinquanta e i sessanta dollari per diversi anni.

Non solo. L’opinione dominante tra gli esperti è che il trend al ribasso del greggio mostra che l’OPEC non esercita più un controllo assoluto dei mercati. “Lo scorso ottobre, a seguito dell’aumento della produzione petrolifera negli Stati Uniti, l’Arabia Saudita e altri Paesi come l’Oman, il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti hanno iniziato a ridurre i prezzi del petrolio sui mercati asiatici nell’intento di conservare la propria quota di mercato. Alla riunione dell’OPEC, un mese dopo, ci si aspettava che il cartello avrebbe esercitato il suo naturale potere di mercato per correggere lo squilibrio percepito tra domanda ed offerta, invece nessun accordo è stato preso, dimostrazione del fatto che l’OPEC ha perso ormai parte del suo controllo e che gli effetti del cartello costituito si stanno esaurendo”, ha affermato l’analista J. Gibson Cooper.

Quale strategia attuare in questo contesto? Per Ryan Brist, responsabile degli investimenti negli USA, ” il 2015 sarà un anno particolarmente difficoltoso per i titoli di credito high yield del settore energia. Poiché riteniamo che i prezzi del petrolio resteranno più o meno invariati per un paio d’anni”.

“Per adesso”, ha continuato Cooper, “il mercato dell’energia è ancora interessante”. “Si, i tassi di default potrebbero salire ma siamo convinti che attualmente il livello degli spread e dei prezzi scontino già abbondantemente il rischio di default”, ha aggiunto.

Nella situazione odierna, il team ha dichiarato che la disponibilità di liquidità sarà il vero ago della bilancia. “A fare la differenza sarà la capacità o meno di continuare a fare il proprio business in un anche in contesto caratterizzato da bassi prezzi delle commodity”, ha aggiunto Cooper, specificando che non tutti saranno in grado di resistere con prezzi intorno ai 50-60 dollari al barile, sia negli USA, ma anche nel resto del mondo. (mt)