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Petrolio, Goldman Sachs: “fiammata non durerà, prezzi non oltre $80”

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Il rally recente dei prezzi del petrolio non porterà le quotazioni ai picchi visti lo scorso anno, quando il Brent raggiunse 86 dollari al barile. Parola di Goldman Sachs, secondo cui la recente fiammata porterà i prezzi verso quota 70-75 dollari al barile, per poi tornare ad attestarsi intorno ai 60 dollari. Le previsioni del capo dell’ufficio studi sulle materie prime, Jeff Currie, prendono le mosse dai recenti rialzi, in parte riconducibili a un rimbalzo fisiologico dopo le perdite del quarto trimestre.

“Abbiamo registrato un quarto trimestre particolarmente negativo, quindi a questo punto c’è da capire quanto abbiamo recuperato finora”, ha detto Currie nel corso di un’intervista alla CNBC a Dubai. “Bon riteniamo che torneremo ancora a quei livelli, sopra gli 80 dollari, anche se registreremo ancora qualche rialzo”.

Currie avverte tuttavia che alcune situazioni di incertezza, come gli scontri in Libia, le sanzioni statunitensi sul Venezuela, la riunione di fine giugno dei Paesi OPEC e non OPEC che dovrà riesaminare il patto di riduzione della produzione, potrebbero condizionare l’offerta e di conseguenza determinare l’andamento dei prezzi dell’oro nero.

Le quotazioni di greggio, dopo la performance positiva del primo trimestre di quest’anno (WTI +30%, Brent +19%), hanno premuto sull’acceleratore tanto che, durante questa prima settimana di aprile, il WTI e il Brent si sono spinti, rispettivamente, oltre la soglia dei 60 dollari e 70 dollari. Ieri il petrolio a maggio al Nymex e` salito del 2,1% a 64,04 dollari al barile, top di cinque mesi.

Stimiamo rialzi a 70-75 dollari il barile” con possibili ritorni nella fascia dei 60 dollari a causa di tre fattori: la crescita degli oleodotti negli Stati Uniti, la possibile fine dei tagli alla produzione da parte dell’OPEC e l’offerta crescente dai Paesi non facenti parte del cartello (non OPEC). Si tratta di elementi “che manterranno i prezzi nella parte bassa del range” ha concluso Currie.