Mercati

Balzo petrolio, sotto attacco lo snodo più importante al mondo

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’azionario avanza dall’una all’altra sponda dell’Atlantico, ignorando una serie di nuove tensioni geopolitiche. I titoli di Stato americani ed europei scambiano in rialzo e il petrolio rimbalza dopo che due imbarcazioni petrolifere sono state danneggiate nello Stretto di Hormuz, alimentando i dubbi sulle capacità dell’offerta di tenere il passo della la domanda.

L’evento rischia inoltre di destabilizzare la regione Mediorientale. Si sospetta che uno dei due attacchi, in particolare, sia stato sferrato con un siluro sottomarino. Non si sa ancora chi abbia condotto l’offensiva, ma si sa che le navi sono state colpite proprio nel punto in cui gli Emirati Arabi Uniti avevano incolpato l’Iran di aver attaccato e sabotato quattro imbarcazioni saudite lo scorso 12 maggio. John Bolton, consulente alla Sicurezza Usa, ha detto che gli incidenti erano “certamente causati da delle mine iraniane“.

Il petrolio ha fatto un balzo di anche il 4,1% sopra i 61,7 dollari al barile. L’indice azionario paneuropeo Stoxx Europe 600 ha aperto in rosso sulla scia delle perdite viste in Asia, ma ha poi invertito rotta. I contratti sui principali indici della Borsa Usa si spingono in rialzo. La cautela continua a regnare sovrana nelle sale operative, tuttavia, con i Treasuries Usa – considerati un porto sicuro – che continuano a essere richiesti così come i Bond europei dei paesi più virtuosi.

A sostenere l’azionario è la possibilità che le banche centrali mondiali varino misure monetarie accomodanti. Con l’Iran messo all’angolo dopo il duplice indicente nello Stretto di Hormuz, però, sono destinate ad aumentare le tensioni intorno al passaggio critico attraverso il quale viaggia la maggior parte del petrolio mediorientale. L’attacco alle due petroliere – la Front Altair, di proprietà della norvegese Frontline, e la Kokuka Courageous, che battevano bandiera rispettivamente delle Isole Marshall e di Panama – rischia di compromettere i livelli di offerta della materia prima.

Secondo l’armatore della prima, la taiwanese CPC, la nave “sembra essere stata colpita da un siluro”. Da parte sua la società di Singapore BSM Ship Management riferisce che la Kokuka Courageous è stata presa di mira da un “presunto attacco”, ma non ha subito danni gravi.

Hormuz, lo snodo commerciale più importante al mondo

Per questa ragione dopo i presunti attacchi di ieri contro due navi nello Stretto di Hormuz, il prezzo del petrolio è salito a più di 61,7 dollari al barile. L’Agenzia dell’Energia Internazionale (EIA) prevede che la produzione totale del cartello petrolifero dell’OPEC nel 2020 sarà di 29,8 milioni di barili al giorno, di cui 18 milioni dovranno passare attraverso Hormuz, lo snodo più importante al mondo, che permette il trasporto via mare del 30% del greggio e di altri liquidi.

Il canale a forma di gomito della penisola arabica è un valico commerciale fondamentale. Situato tra il Goldo Persico e il Golfo di Oman, lo stretto di Hormuz è anche la strada che percorrono tutte le esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) del Qatar, pari a circa il 30% del commercio globale di GNL. Gli altri passaggi strategici, Canale di Suez e Bab el-Mandeb, impallidiscono a confronto del braccio di mare lungo circa 60 km e largo 30.

Secondo Nitesh Shah, Direttore della Ricerca di WisdomTree, tutto ciò “potrebbe allontanare il petrolio dal mercato ribassista in cui si è trovato nelle ultime settimane. I mercati si sono concentrati sull’aumento delle scorte statunitensi e sulle minacce alla domanda derivanti dalle guerre commerciali e hanno invece ignorato le minacce che riguardano l’offerta. È invece chiaro che la continuità della disponibilità delle scorte non deve mai essere data per scontata“.

Con il perdurare delle sanzioni statunitensi sull’Iran, poi, da WisdomTree anticipano un ulteriore aumento dei prezzi del petrolio, in particolare del future sul Brent, che viene scambiato come benchmark internazionale.

Timori offerta hanno fatto balzare il prezzo del petrolio sopra i 61,7 dollari al barile
[/media-credit] Timori offerta hanno fatto balzare il prezzo del petrolio sopra $61,7 al barile