Martedì i prezzi del petrolio sono crollati del 5% a causa dei timori per un calo della domanda mondiale dopo che il Fondo monetario internazionale (FMI) ha ridotto le sue previsioni di crescita economica e ha avvertito di un aumento dell’inflazione.
I prezzi sono scesi nonostante la minore produzione dell’OPEC+, che a marzo ha prodotto 1,45 milioni di barili al giorno al di sotto dei suoi obiettivi, poiché la produzione russa ha iniziato a diminuire a seguito delle sanzioni imposte dall’Occidente.
La Russia ha prodotto circa 300.000 barili al giorno al di sotto del suo obiettivo a marzo a 10.018 milioni di barili al giorno.
Il greggio Brent è sceso del 4,63%, a $107,44 al barile al momento della stesura, mentre il greggio US West Texas Intermediate (WTI) è sceso del 5,04%, a $102,76.
Il FMI ha ridotto di quasi un intero punto percentuale le sue previsioni per la crescita economica globale, citando l’invasione russa dell’Ucraina, e ha avvertito che l’inflazione è ora un “pericolo chiaro e presente” per molti paesi.
Le prospettive ribassiste hanno aumentato la pressione sui prezzi dal dollaro scambiato al massimo di due anni. Un biglietto verde più solido rende le materie prime valutate in dollari più costose per i detentori di altre valute, il che può smorzare ulteriormente la domanda.
Una visione al contesto internazionale
Il presidente della St. Louis Federal Reserve Bank, James Bullard, ha dichiarato lunedì che l’inflazione negli Stati Uniti è “troppo alta” e ha ripetuto la sua tesi per aumentare i tassi di interesse al 3,5% entro la fine dell’anno per rallentare quella che ora è l’inflazione più alta da 40 anni.
Le preoccupazioni per la crescita della domanda erano già al centro dell’attenzione dopo che un sondaggio preliminare di lunedì ha mostrato che è probabile che le scorte di petrolio greggio statunitense siano aumentate la scorsa settimana.
L’economia cinese ha rallentato a marzo, peggiorando le prospettive già indebolite dal contenimento del COVID-19 e dal conflitto in Ucraina. Tuttavia, la domanda di carburante in Cina, il più grande importatore di petrolio al mondo, potrebbe iniziare a crescere mentre gli stabilimenti di produzione si preparano a riaprire a Shanghai.
Il calo dei prezzi di oggi ha seguito un aumento di oltre l’1% lunedì, quando i prezzi del petrolio hanno raggiunto il massimo dal 28 marzo a causa delle interruzioni dell’approvvigionamento petrolifero libico.
Lunedì la National Oil Corp (NOC) del paese ha avvertito di “una dolorosa ondata di chiusure” e ha dichiarato forza maggiore su alcune produzioni ed esportazioni mentre le forze nell’est hanno esteso il blocco del settore a causa di una situazione di stallo politico.
La possibilità di un divieto dell’Unione Europea sul petrolio russo ha continuato a mantenere il mercato in fibrillazione. Questa mattina il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ha affermato che è in corso un embargo sul petrolio russo a livello dell’Unione europea.
Analisi tecnica petrolio Brent – 19 Aprile 2022
Dal 28 di Marzo il prezzo continua ad essere chiuso all’interno del range di prezzo $115 – $97,80 e la forte reazione ribassista di oggi apre un possibile scenario ribassista nel breve termine. Dopo l’impulso rialzista di settimana scorsa, la possibilità di vedere un riposo del prezzo fino alla zona a $102,50 è concreta. Successivamente solo la rottura di uno degli estremi del range potrà dare una direzionalità chiara al prezzo.
La parte fondamentale ha una valenza maggiore in questo periodo di forti tensioni economiche e geopolitiche, continuiamo quindi a prestare attenzione alle notizie che ci arrivano.