I prezzi del petrolio sono scesi oggi dopo che il principale importatore di greggio, la Cina, ha intensificato le misure contro il coronavirus, anche se i benchmark erano pronti per un aumento settimanale a causa dei timori sull’offerta e dei dati economici sorprendentemente positivi. I future sul greggio Brent sono scesi dell’ 1,09%, a 94 dollari al barile. I future sul greggio US West Texas Intermediate (WTI) sono scesi di dell’1,2%, a 88,06 dollari. Il calo è arrivato dopo che le città cinesi hanno intensificato i controlli sul Covid-19 giovedì, sigillando edifici e bloccando i distretti in una corsa per fermare l’allargamento dei focolai.
La Cina ha registrato 1.506 nuove infezioni da Covid-19 ieri, ha affermato la Commissione sanitaria nazionale, rispetto ai 1.264 nuovi casi del giorno prima. Il Fondo monetario internazionale prevede che la crescita della Cina rallenti al 3,2% quest’anno, un declassamento di 1,2 punti rispetto alla sua proiezione di aprile, dopo un aumento dell’8,1% nel 2021. L’analista di PVM Oil Stephen Brennock afferma:
“È difficile sostenere un rimbalzo degli acquisti di petrolio dalla Cina, dato lo sfondo dell’incertezza sulla sua politica zero-COVID”.
A limitare le perdite, tuttavia, è stato un forte rimbalzo del prodotto interno lordo (Pil) statunitense nel terzo trimestre, a sottolineare la resilienza della più grande economia mondiale.
Il Pil degli Stati Uniti è aumentato a un tasso annualizzato del 2,6% superiore alle attese, secondo i dati di giovedì, dopo una contrazione dello 0,6% nel trimestre precedente.
Anche l’economia tedesca è cresciuta inaspettatamente nel terzo trimestre, come mostrano i dati di questa mattina, poiché la più grande economia europea ha tenuto a bada la recessione per ora nonostante l’inflazione elevata e le preoccupazioni per l’approvvigionamento energetico.
Anche le preoccupazioni sull’offerta in vista di un incombente divieto europeo sulle importazioni di petrolio russe hanno sostenuto i prezzi.