I prezzi del petrolio sono saliti, sostenuti dalla debolezza del dollaro Usa, ma sono ancora sulla buona strada per la loro chiusura settimanale più bassa in sette mesi a causa dei timori di una crescita economica lenta e dei problemi di COVID della Cina, che pesano sulla domanda globale.
I future sul greggio statunitense sono scambiati in rialzo del 3,24% a 86,27 dollari al barile, mentre il contratto Brent è salito del 3,11% a 91,92 dollari. I futures RBOB sulla benzina statunitense sono scesi del 2,3% a 2,4006 dollari al gallone.
I motivi dietro al rialzo del petrolio
Il dollaro Usa è stato scambiato in forte ribasso venerdì, correggendosi dopo un rialzo durato un mese, sulla scia delle parole da falco di giovedì dal presidente della Federal Reserve Jerome Powell.
Questa debolezza ha alleviato la pressione sugli importatori che non si basano sul dollaro in tutto il mondo, dato che il mercato del greggio, come i mercati di molte altre materie prime, è denominato in dollari.
Detto questo, il greggio era ancora impostato per un secondo calo settimanale poiché gli aumenti aggressivi dei tassi di interesse e i limiti del Covid-19 della Cina hanno pesato sulle prospettive della domanda.
La Cina, il più grande importatore di greggio al mondo, ha annunciato questa settimana ulteriori restrizioni ai viaggi interni, mentre tenta di combattere i focolai del virus. Pechino sta inasprendo le restrizioni di viaggio per chiunque entri o esca dalla capitale,mentre Chengdu, la sesta città più grande del Paese con 21 milioni di persone, rimane in blocco.
Consultancy Energy Aspects ha stimato che il consumo di petrolio cinese potrebbe diminuire quest’anno per la prima volta dal 2002, di una media di 380.000 barili al giorno. La notizia arriva appena un giorno dopo che la Banca centrale europea ha aumentato i tassi di interesse di 75 punti base e con la Federal Reserve che dovrebbe fare qualcosa di simile in poco meno di un paio di settimane: mosse che probabilmente colpiranno la crescita economica, e quindi domanda di petrolio in futuro.
Un altro aspetto negativo sono stati i dati di giovedì dell’Energy Information Administration, che hanno mostrato un grande accumulo di scorte di greggio statunitensi di 8,8 milioni di barili la scorsa settimana, creando dubbi sulla forza della domanda da parte del più grande consumatore mondiale.
Tuttavia, è probabile che questa visione sia stata esagerata dal governo, che ha rilasciato scorte di greggio dalla Strategic Petroleum Reserve del paese.
L’attenzione potrebbe anche passare a eventuali commenti dei membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati, un gruppo noto come Opec+, dopo che la mossa di tagliare la produzione di 100.000 barili al giorno la scorsa settimana ha avuto un impatto molto limitato sul mercato, anzi quasi inesistente si potrebbe dire. Gli analisti di ING hanno scritto in una nota:
“La più recente debolezza dei prezzi del petrolio aumenta il rischio di vedere una qualche forma di intervento da parte dell’Opec+. Il gruppo ha chiarito che potrebbero essere intraprese ulteriori azioni se lo ritenessero necessario e il mercato probabilmente sta negoziando verso livelli in cui stanno iniziando a sentirsi un po’ a disagio”.