Prosegue anche oggi la corsa del petrolio con il Brent che aggiorna i massimi da quasi tre anni sfiorando gli 80 dollari al barile nei primi minuti di contrattazione, quando ha fatto toccare un massimo a 79,81 dollari (+1,45%) e in Cina è già crisi energetica.
A favorire la corsa dell’oro nero sui mercati contribuiscono i segnali di rafforzamento della domanda mondiale in un contesto di scorte basse (negli Usa sono al minimo da tre anni per l’attuale periodo stagionale).
Resta su livelli elevati anche il gas naturale TTF a causa della scarsità di scorte in Europa e contestuale forte domanda asiatica che continua ad attrarre i cargo di LNG.
In questo scenario molto complesso da MPS Capital Services evidenziano che ieri si è registrato anche un nuovo record per i certificati sulla CO2 (oltre 64€/ton) su forti acquisti dalle utility europee che si trovano costrette ad aumentare la produzione di elettricità tramite carbone a causa della scarsità di gas.
Petrolio, le attese degli analisti
Ma fino dove può arrivare il prezzo del petrolio? Dopo un rialzo di oltre il 50% da inizio anno gli analisti di MPS Capital Services evidenziano che per il Brent poco sopra i valori odierni si colloca una resistenza statica importante posta a 80,41 dollari, il cui superamento potrebbe dare ulteriore slancio alle quotazioni del greggio. Al ribasso, invece un primo livello di supporto si trova a 77,91, seguito da quello dinamico collocato a 75,25 dollari.
Anche per Goldman Sachs la corsa del petrolio è destinata a continuare. Secondo gli analisti della banca americana il prezzo del petrolio dovrebbe raggiungere i 90 dollari al barile entro fine anno. “Prevediamo che questo rally continuerà, con le nostre stime di fine anno per il Brent a 90 dollari al barile, rispetto agli 80 dollari precedenti” – spiegano gli esperti – sicuri che il mercato passerà da un “mercato ciclico ad uno strutturalmente bullish”. View bullish anche per il gas naturale: la banca Usa ritiene che un inverno particolarmente rigido potrebbe spingere il gas a 10 dollari.
Crisi energetica, la Cina taglia le forniture di energia
Le difficoltà relative all’approvigionamento energetico hanno spinto la Cina a prendere dei drastici provvedimenti.
Con il rally dei prezzi delle materie prime e le scorte ai minimi come quelle del petrolio per la Cina è crisi energetica. Secondo Bloomberg Intelligence, almeno 17 province e regioni, pari al 66% del Pil, hanno annunciato forme di interruzione di energia, soprattutto nell’industria. Una decisione motivata dal fatto che i prezzi record del carbone rendono anti-economica la produzione di elettrica malgrado la forte impennata della domanda, mentre alcune aree hanno optato per il blackout per centrare i target su emissioni e intensità energetica.