L’Opec+ aumenta la produzione di petrolio sopra le attese: per i mesi di luglio e agosto salirà del 50% a 648.000 barili al giorno. Il via libera è arrivato ieri in una riunione lampo, durante solo 11 minuti, e con il via libera della Russia.
Tuttavia l’aumento non ferma però la corsa dei prezzi: il Wti e il Brent procedono in rialzo segnalando lo scetticismo del mercato sul piano del cartello dei paesi produttori: dopo esser sceso ieri sino a 113 dollari al barile, mostra stamattina un decremento dello 0,43% a 116,35 dollari al barile. Una reazione anche alla notizia di un calo delle scorte di greggio USA di 5,1 milioni di barili, ben più delle aspettative del mercato.
Il timore è infatti che l’aumento non sia in grado di fare la differenza a fronte del calo della produzione della Russia, il terzo big petrolifero al mondo.
Per gli analisti è ” un aumento cosmetico”
“È un aumento solo cosmetico”, affermano alcuni analisti notando come il piano dell’Opec+ si basa sull’ipotesi che Mosca aumenti la sua produzione di 170.000 barili al giorno da luglio. Un’ipotesi, osservano, sconfessata dalla realta’ visto che la produzione russa è già in calo e difficilmente salirà in luglio alla luce delle sanzioni sempre più stringenti. A questo proposito ieri, l’Ue ha approvato il sesto pacchetto delle sanzioni anti-russe, che include l’embargo graduale al petrolio in arrivo via mare in Europa dal prossimo anno, con deroghe per il greggio trasportato via oleodotti, è stato adottato dalla riunione degli ambasciatori dei 27 paesi membri.
Per far fronte alla minore produzione russa l’Arabia Saudita sarebbe pronta a colmare il vuoto. Dopo aver resistito per mesi agli appelli dei paesi occidentali, gli Stati Uniti in primis, ad aprire i rubinetti Riad sarebbe ora pronta a farlo. Molto dipenderà dalla possibile visita di Joe Biden nel paese, attesa entro la fine del mese.
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