NEW YORK (WSI) – E’ meglio non farsi illusioni. Il recente rally del petrolio, che ha spinto molte compagnie petrolifere a riaffacciarsi sul mercato obbligazionario a caccia di fondi freschi per ripagare i debiti, non e’ un segnale che per il settore il peggio e’ alle spalle. Anzi.
Secondo quanto messo in evidenza da Eric Rosenthal, analista di Fitch, in un articolo pubblicato su Bloomberg, ammonta a circa 40 miliardi il debito complessivo del settore petrolifero che rischia l’insolvenza nel corso dell’anno. Tradotto in percentuali, il tasso di default sarebbe pari al 6% (dal 4,5% dello scorso anno), il livello più alto dal 2000.
Come spiega Rosenthal, la falsa ripresa dei dei prezzi petroliferi della scorsa primavera ha spinto molte aziende del settore a riaffacciarsi sul mercati dei capitali. Risultato finale, il debito complessivo del comparto ha raggiunto livelli mai raggiunti nell’universo obbligazioni ad alto rendimento (19% del totale). Una percentuale che sale al 25% se si include il comparto minerario.
I default si stanno peraltro moltiplicando a vista d’occhio: 13 miliardi di dollari di default già conteggiati quest’anno, rispetto ai $ il 17,5 miliardi di dollari del 2015.
Qualche esempio. Linn Energy, che in febbraio aveva prosciugato le sue linee di credito, ieri ha rinviato il pagamento di una cedola, avvertendo che la bancarotta rischia di essere “inevitabile” e che dubita di riuscire a proseguire l’attività. A giorni potrebbero ricorrere al Chapter 11 Sandridge Energye Venoco, per cui sta finendo il “periodo di grazia”, mentre Energy XXI ha rinviato l’appuntamento: ieri ha pagato una cedola scaduta il 16 febbraio, ma ha fatto slittare il pagamento di interessi su altri due bond.