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Petrolio, panic selling. WTI, tonfo -5% fino a $60. Non importa ad Arabia Saudita e Kuwait

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MILANO (WSI) – Sell off scatenati sui futures sul petrolio, che a New York hanno ceduto oltre 5% fino a $60,55 al barile. Brent -4,52% a $63,82 alle 18.25 ora italiana. In mattinata si assiste a un lieve recupero delle quotazioni.

Gli smobilizzi della vigilia hanno accelerato il passo, dopo le dichiarazioni arrivate dal ministro petrolifero dell’Arabia Saudita al Naimi, che ha detto: “Perchè dovremmo tagliare la produzione?”.”Questo è un mercato e io sto vendendo in un mercato. Perchè dovrei tagliare (l’offerta?).

A mettere sotto pressione le quotazioni, oltre alle dichiarazioni del ministro – che si trova a Lima, in occasione delle trattative sui problemi climatici dell’Onu – , anche l’offerta di nuovi sconti ai clienti asiatici da parte del Kuwait. In particolare, Kuwait Petroleum Corp, gruppo petrolifero statale, venderà il petrolio crude alle raffinerie asiatiche a $3,95 al barile al di sotto dei benchmark regionali, a partire dal prossimo mese. Si tratta, stando ai dati compilati da Bloomberg, dello sconto più forte dal dicembre del 2008. E gli sconti dell’Iraq all’Asia sono i più consistenti in almeno 11 anni.

A scatenare il tonfo del petrolio è stato poi, ovviamente, anche il taglio delle stime da parte dell’Opec della domanda del 2015. In più, qualche giorno fa, esattamente il 9 dicembre, un funzionario iraniano aveva detto di prevedere un tonfo dei prezzi del petrolio fino a $40.

Il grafico allegato dà una risposta a tutti coloro che ritengono che il tonfo dei prezzi del petrolio sia un elemento a sostegno dell’economia: vengono riportati i trend delle stime sul Pil globale del 2015, del petrolio scambiato sul New York Mercantile Exchange (il WTI) e delle stime sul Pil globale del 2014.

Stando a quanto ha riportato l’ufficio studi di IG nella sua nota: “Il petrolio, già pesantemente penalizzato nel corso della seduta, ha accelerato al ribasso nel pomeriggio dopo che l’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries) ha rivisto al ribasso la domanda di greggio per il 2015, portandola a 28,9 milioni di barili, livello più bassi degli ultimi 12 anni. Il calo è proseguito dopo che l’EIA (Energy Information Administration) ha fatto sapere che la scorsa settimana le scorte di petrolio negli USA sono salite inaspettatamente di 1,5 milioni di barili”.

L’ufficio studi di IG sottolinea che “i movimenti del greggio sono tornati a mettere pressione alle valute dei Paesi esportatori di petrolio. Il deprezzamento ha colpito in modo particolare: il rublo (RUB); la corona norvegese (NOK); il peso messicano (MXN); il dollaro canadese (CAD); il dollaro australiano (AUD)”,

I “cali più interessanti hanno riguardato il rublo e il peso messicano. Il cambio tra il biglietto verde e il peso messicano si è portato ai massimi da luglio 2012, al ridosso di area 14,60. Male anche la corona norvegese sia verso euro che verso dollaro. La divisa scandinava ha aggiornato i nuovi minimi da marzo 2009 verso il biglietto verde e da luglio 2009 verso la moneta unica. Le tensioni sui mercati hanno alimentato un certo flusso di acquisti sullo yen, che ha proseguito la fase di recupero nei confronti del dollaro e dell’euro, complice anche la chiusura di molte operazioni di carry trade”.

“Ci aspettiamo che l’apprezzamento della divisa nipponica sia temporaneo. In vista della tornata elettorale in Giappone di domenica prossima, un eventuale vittoria schiacciante del partito Liber-Democratico del premier Abe possa tornare a mettere pressioni ribassiste allo yen. Il primo target del cross Usd/Jpy rimane a 121,70, sui massimi settimanali. Superato questo livello, la corsa potrebbe proseguire sino a 124”.

EUR/RUB sfonda area 68

“Il deprezzamento ha interessato in modo particolare il rublo, che è tornato a mettere pressione ai minimi di inizio mese verso dollaro, mentre il cambio Eur/Rub ha rotto i massimi storici precedenti, spingendosi sino a 68,17. La direzione sembra essere verso 70, livello psicologico dove la risalita dovrebbe attenuarsi. Ogni eventuale fase di pull back vede come principale livello di supporto l’area di 62,80, botto di inizio mese. Solo un cedimento di questo livello potrebbe condurre a un’estensione della flessione verso i minimi di fine novembre a 55”, si legge ancora nella nota di IG. (Lna)