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Petrolio: prezzi giù ai minimi dell’anno, WTI sotto i $70

Prosegue la fase discendente delle quotazioni del petrolio. L’oro nero è scivolato ai minimi dall’inizio dell’anno in scia alle preoccupazioni sulla tenuta della domanda: il Wti con consegna ad ottobre scende sotto i 70 dollari al barile e passa di mano a 69,96 dollari con un calo dello 0,54% mentre il Brent con consegna a novembre è scambiato a 73,41 dollari al barile con una flessione dello 0,46%.

Le cause della caduta

Il calo dei prezzi del petrolio è il risultato di diversi eventi. A partire dal rallentamento dell’economia cinese, che fa crescere i timori sulla tenuta della domanda di greggio.

“Uno dei dati che ha alimentato queste preoccupazioni è stato il dato l’ISM PMI manifatturiero statunitense di agosto che, sebbene in progresso, è risultato inferiore alle attese (47,2 contro il 47,5 previsto). Ma sono stati i dettagli a fare la differenza: il saldo tra ordini e inventari è entrato in territorio negativo, un segnale anticipatore poco incoraggiante per la produzione manifatturiera. Le recenti contrazioni osservate in Cina e in Europa si sono ora estese anche agli Stati Uniti, rafforzando i timori di un rallentamento globale” ha spiegato Gabriel Debach, market analyst di eToro, aggiungendo che ” i mercati petroliferi sono stati a lungo condizionati dalla debolezza della domanda cinese, tanto che molti investitori sembrano ignorare non solo i rischi geopolitici, ma anche i segnali di tensione nei fondamentali, come la continua riduzione delle scorte globali. Anche gli sviluppi in Libia, che hanno portato a un crollo della produzione di 600mila barili al giorno, sono stati in gran parte ignorati dal mercato e subito vagliati sulla scia di un possibile loro ritorno”.

In una nota pubblicata a fine agosto, Goldman Sachs aveva previsto un “forte rallentamento” della domanda di petrolio in Cina, causato anche dal passaggio dal petrolio al gas naturale e all’alimentazione tramite veicoli elettrici. A questo proposito, vale la pena ricordare che la Cina è il più grande importatore di petrolio al mondo e il secondo consumatore.

Opec+ verso aumento produzione

A pesare è anche la decisione dei paesi dell’Opec+ di aumentare la produzione a partire da ottobre. Otto membri dell’OPEC+ hanno in programma di aumentare la produzione di 180.000 barili al giorno in ottobre, come parte di un piano per iniziare a sciogliere l’ultimo strato di tagli alla produzione di 2,2 milioni di bpd, mantenendo altri tagli in vigore fino alla fine del 2025.

Negli Stati Uniti, il consumo di petrolio è intanto rallentato a giugno, raggiungendo i livelli stagionali più bassi dalla pandemia di coronavirus del 2020, come hanno mostrato venerdì i dati della U.S. Energy Information Administration.

“Vediamo un rallentamento della crescita nel 2025, guidato dai venti contrari all’economia in Cina e negli Stati Uniti”, hanno spiegato gli analisti di ANZ in una nota. “Riteniamo che l’OPEC non avrà altra scelta che ritardare l’eliminazione graduale dei tagli volontari alla produzione, se vuole ottenere prezzi più elevati”.