Prezzi del petrolio in rally. Nella giornata di ieri a sostenere il rialzo del prezzo del greggio il calo delle scorte degli Stati Uniti (-2,3 milioni di barili da un deposito in Oklahoma) e l’aumento della domanda di carburante invernale con una delle peggiori tempeste di neve degli ultimi anni ha colpito il nordest degli Usa.
Oggi i futures Brent sono in crescita del 2,04% a 57,48 dollari al barile e la quotazione WTI a 54,67, con un rimbalzo del 2,09%. A trainare i prezzi del greggio l’incontro Opec+, l’alleanza tra paesi Opec e non Opec,in programma oggi, mercoledì 3 febbraio.
Petrolio, i motivi del rialzo
A dicembre l’alleanza aveva raggiunto un accordo su un taglio combinato di 7,2 milioni di barili al giorno, adottato poi anche nei mesi di febbraio e di marzo anche se Russia e Kazakistan potranno aumentare l’output di greggio di complessivamente 150.000 barili per far fronte alla maggiore domanda interna in inverno. A sostenere oggi le quotazioni del greggio l’impegno dei paesi dell’Opec+ a varare i tagli necessari all’offerta.
E mentre gli analisti di Goldman Sachs, hanno previsto un balzo dei prezzi fino a $65 al barile entro il mese di luglio, prevedendo un deficit del mercato petrolifero di 900.000 barili al giorno (bpd) nella prima metà del 2021, un livello più alto rispetto alla sua precedente previsione di 500.000 bpd, Vanda Insights prevede che il Brent raggiungerà i 63 dollari al barile entro la seconda metà di quest’anno e i 65 dollari entro il primo trimestre del 2022.
Infine si ricorda l’’EIA, l’Energy Information Administration degli Stati Uniti, che prevede che la domanda globale di greggio nel 2021 supererà l’offerta soprattutto durante il primo trimestre, portando a un esaurimento delle scorte. Di conseguenza, il prezzo del Brent aumenterà dalla sua media di dicembre 2020 di 50 dollari al barile a una media di 56 dollari/b nel primo trimestre del 2021.