di Giulio Visigalli
Prima dell’inizio della “operazione militare speciale” della Russia in Ucraina, sia la Cina che l’India avevano posizioni radicalmente diverse rispetto a quelle attuali riguardo alle importazioni di petrolio russo. Secondo il rapporto “Why China and India Won’t Stop Preferring Russian Oil Imports for a While” di Sandeep Rao (head of research Leverage Shares ETPs) e distribuito in esclusiva a Wall Street Italia a Piero Guseo (responsabile per il mercato italiano della medesima società), realizzato in esclusiva per Wall Street Italia, nel 2021 la Russia rappresentava il 15,5% delle importazioni di petrolio dalla Cina ed è stato il suo secondo fornitore dopo l’Arabia Saudita. Nello stesso anno, la quota della Russia sulle importazioni di petrolio in India era di circa l’1%, mentre i suoi maggiori erano l’Iraq e l’Arabia Saudita. Due sono i motivi per cui i compratori indiani preferivano non comprare petrolio russo. Il primo è storico, in quanto esistono da molto tempo diverse reti logistiche che garantivano un flusso regolare di petrolio dal Medio Oriente e da altri paesi esportatori verso l’India. Il secondo è che la qualità del petrolio russo generalmente ha un contenuto di zolfo più elevato e una densità inferiore rispetto al Brent e altri tipi di petrolio. Un petrolio con una maggiore quantità di zolfo è un petrolio più pesante e quindi meno pregiato, in quanto comporta dei costi maggiori di raffinazione. D’altra parte, un petrolio meno denso è un petrolio più pregiato, in quanto favorisce il processo di raffinazione.
Nonostante la differenza di qualità tra il petrolio degli Urali e, ad esempio, il Brent, il differenziale di prezzo tra i due si è ridotto nel corso degli anni, come mostra il grafico.
L’impatto della guerra in Ucraina sulle forniture di petrolio russe
Tuttavia, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, le tendenze di importazione dell’India sono profondamente cambiate. Infatti, per i mesi di maggio e giugno 2022, la Russia è stata il più grande fornitore di petrolio dell’India, dopo l’Iraq, mentre l’Arabia Saudita è scesa al terzo posto.
In particolare, a giugno, la quota della Russia sul totale delle importazioni di petrolio dell’India si è attestata al 19,8%, molto lontano dalla precedente quota dell’1%; di contro le importazioni di petrolio dell’India dai paesi Opec sono scese ai minimi da 20 anni.
Un fattore chiave in questo cambio di rotta delle importazioni indiane sta nel fatto che il governo russo, nel tentativo di preservare il suo ruolo di fornitore nel mercato dell’energia, ha praticato all’India forti sconti sul prezzo del petrolio (circa 10 dollari al barile) da aprile in poi, a vantaggio degli importatori indiani. Il petrolio russo più economico ha contribuito a ridurre le perdite per le raffinerie indiane statali che vendono carburante sovvenzionato al mercato interno, mentre si aumentano i profitti per le aziende private come Reliance Industries Ltd e Nayara Energy, che esportano i altri Paesi la maggior parte dei loro prodotti raffinati.
Le raffinerie indiane hanno apportato le modifiche necessarie per raffinare il petrolio di qualità inferiore dalla Russia e nel caso in cui gli sconti finissero prima delle ostilità in Ucraina, il petrolio degli Urali (che tende ad essere scontato rispetto al Brent), probabilmente continuerà a trovare spazio nel mercato indiano, a meno che la Russia non ricominci a inviare le proprie forniture verso l’Europa.
Aumentano le importazioni cinesi
Cina e India sono il secondo e il terzo consumatore di energia al mondo e negli ultimi anni hanno ripetutamente e inutilmente presentato della petizione all’Opec per aumentare le quote di produzione.
Le esportazioni di petrolio della Russia sono sempre state eurocentriche: come vediamo dal grafico di Statista, la maggior parte del petrolio russo, dopo la Cina, viene esportato in Europa.
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, la Cina ha costantemente aumentato le sue importazioni dalla Russia, che ora sono sui massimi storici.