Petrolio e oro protagonisti sui mercati con il primo che si è ancora apprezzato, anche se in maniera contenuta dopo il rally di ieri in scia alla decisione Opec di tagliare le quote del 3,5%, attestandosi a 28,30 dollari a barile a New York, mentre il re dei metalli si è distinto per un avvio scintillante di seduta in cui ha raggiunto i massimi da sette anni, proiettandosi a quota 400 dollari all’oncia, per poi peraltro ripiegare.
“L’Opec non ha fatto esattamente quello che avrebbero fatto i banchieri centrali – osserva Joshua Sadler, vicepresidente del trading energetico alla Societé Generale di New York – in quanto sono riusciti, nascondendo le loro intenzioni, a mettere sotto shock le piazze finanziarie”.
Difatti i listini europei hanno risentito ancora oggi della decisione Opec, viaggiando in trend decisamente negativo. Ha un effetto strascico anche il documento sui cambi del G7 che si ripercuote ancora sulla debolezza del dollaro e ha fatto oggi impennare l’oro. Il metallo giallo è schizzato in apertura del mercato di New York ai massimi da sette anni, a 393,70 dollari l’ oncia, per poi ripiegare nel tardo pomeriggio e attestarsi a 385,50 dollari all’oncia.
Lo scenario di un dollaro destinato, secondo gli esperti, ancora a perdere quota sia nei confronti dell’euro che dello yen, ha comunque senz’altro fatto sentire i suoi effetti sul bene rifugio per eccellenza che si è apprezzato anche a Londra, raggiungendo quota 390,70 al fixing del pomeriggio. In scia alla svalutazione del biglietto verde, il prezzo dell’ oro è salito del 13% quest’ anno, ampliando il rally del 25% registrato l’ anno precedente.
Anche la decisione dell’Opec, aggiungono alcuni addetti ai lavori, ha contribuito al balzo dell’oro “L’ oro è l’ estrema valuta”, osserva l’ analista del settore Lawrence Edelson, secondo cui il prezzo del metallo raggiungerà i 415 dollari l’ oncia nei prossimi tre mesi e i 500 dollari entro sei mesi.