Per il secondo giorno consecutivo, i prezzi del petrolio hanno subito un calo in seguito alle notizie che indicano l’aumento delle scorte di petrolio negli Stati Uniti. Secondo le fonti di mercato che citano i dati dell’American Petroleum Institute prima dei dati ufficiali dell’Energy Information Administration (EIA), le scorte di greggio statunitensi sono salite di oltre 10,5 milioni di barili rispetto alle previsioni.
Gli Stati Uniti hanno accumulato scorte di petrolio per otto settimane consecutive la scorsa settimana e quasi 10 volte di più rispetto alle previsioni, hanno mostrato i dati del governo. La notizia ha avuto un impatto immediato sui prezzi del petrolio: al momento della stesura, i future sul greggio Brent sono scesi dell’ 1,48%, a 84,31 dollari al barile, dopo essere scesi di oltre 1 dollaro nelle negoziazioni precedenti. Il greggio US West Texas Intermediate (WTI) è scivolato dell’ 1,87%, a 77,58 dollari. Secondo Stephen Brennock, del broker petrolifero PVM:
“Gli Stati Uniti stanno nuotando nel petrolio”.
La vendita di 26 milioni di barili di petrolio dalla riserva strategica della nazione ha inoltre esercitato una pressione al ribasso sui prezzi del petrolio. Tuttavia, l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) ha alzato le sue previsioni per la crescita della domanda di petrolio nel 2023 e ha affermato che la produzione contenuta dell’OPEC + potrebbe portare a un deficit di offerta nella seconda metà. La IEA ha affermato che circa 1 milione di barili al giorno di produzione dalla Russia, membro dell’OPEC+, sarà chiuso entro la fine del primo trimestre.
Anche i dati sull’inflazione negli Stati Uniti e le dichiarazioni dei funzionari della banca centrale hanno pesato sul mercato, indicando che i tassi d’interesse saliranno più a lungo. La Federal Reserve ha suggerito che le pressioni sui prezzi guidate da un mercato del lavoro caldo potrebbero far salire i costi di prestito più del previsto.