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Petrolio, soglia dei 100 dollari a barile sempre più vicina. Il petrolio russo sfora il tetto del G7

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Le quotazioni del petrolio stanno registrando un continuo aumento nel mercato delle materie prime, con il Brent e il WTI che hanno raggiunto i 95 dollari al barile, avvicinandosi alla soglia dei 100 dollari. In particolare, il petrolio greggio statunitense ha segnato il suo più significativo incremento dal mese di maggio, con un notevole balzo del 3,6% nell’ultima giornata. Per trovare prezzi simili, bisogna risalire fino ad agosto 2022. Al momento, il prezzo del Brent si trova al 95.97 dollari al barile, mentre il WTI è a 92.83.

La notizia che ha spinto i trader a un fervente acquisto è relativa alla diminuzione delle scorte di petrolio a Cushing, in Oklahoma, che rappresenta il punto di riferimento per il petrolio statunitense. Queste scorte sono scese al di sotto dei 22 milioni di barili, segnando il livello più basso dal luglio 2022. L’hub americano ha visto un calo delle scorte per ben sette settimane consecutive, rendendo sempre più costose le forniture last minute e causando un incremento del prezzo del petrolio greggio statunitense.

Nonostante i prezzi elevati, la domanda di petrolio rimane sorprendentemente robusta. Secondo una nota di JPMorgan Chase, la scorsa settimana il consumo globale di carburanti per il trasporto è aumentato grazie all’attività di autotrasporto in Cina e all’aumento dei viaggi internazionali in vista delle vacanze della Golden Week.

Secondo gli esperti il prezzo potrebbe arrivare anche a 150 dollari al barile

Dato il contesto attuale, cresce sempre di più la convinzione tra analisti e operatori di mercato che l’obiettivo di raggiungere i 100 dollari al barile per il petrolio sia ormai una questione di giorni. Addirittura JPMorgan ha avanzato l’ipotesi di un target potenziale di 150 dollari al barile. Tuttavia, il parere di ING è differente, sostenendo che, sebbene un superamento dei 100 dollari sia possibile nel breve termine, potrebbe non essere sostenibile a lungo termine a causa di una domanda più debole e delle pressioni politiche per aumentare l’offerta. L’incremento dei prezzi del petrolio, che si è parzialmente attenuato nelle ultime sessioni, potrebbe avere un impatto significativo sui consumatori, costretti a pagare di più per i carburanti, anche a causa dell’interruzione delle forniture dalla Russia e dei problemi legati alla raffinazione.

Secondo Bart Melek, amministratore delegato di TD Securities intervistato da CNBC:

Se le scorte continuano a scendere al di sotto di quei livelli, sarà difficile ottenere greggio sul mercato. Per questo, prevedo che i prezzi del petrolio continueranno a rimanere a livelli elevati per il resto dell’anno, con un rischio al rialzo se l’OPEC+ continuerà a limitare le forniture

Il 4 ottobre ci sarà una riunione dell’OPEC+ e l’attesa si fa rovente, dato che in questa occasione possono saltare fuori indizi sulle intenzioni degli alleati del settore petrolifero per il medio termine, considerando che i prezzi attuali potrebbero minacciare significativamente la domanda.

Allarme inflazione con il boom del petrolio

Ma mentre i prezzi del Brent si avvicinano ai 100 dollari al barile, crescono le preoccupazioni che i banchieri centrali saranno costretti a persistere con tassi di interesse elevati per frenare l’inflazione alimentata in parte dall’alto costo dell’energia.

Naeem Aslam di Zaye Capital Markets ha affermato:

Gli investitori sanno che l’aumento dei prezzi del petrolio danneggerà l’economia poiché l’attività economica diminuirà, per non parlare del timore che i tassi (di interesse) rimangano più alti più a lungo.

Attualmente, c’è una crescente preoccupazione che il settore energetico possa diventare una fonte di pressione inflazionistica. La potenziale traiettoria in aumento dei prezzi del petrolio e del gas è stata menzionata come motivo di preoccupazione dalla Banca Centrale Europea (BCE) durante la riunione di settembre. L’incremento dei costi energetici potrebbe portare a un aumento dell’inflazione, e di conseguenza, la politica aggressiva finora adottata dalla BCE e dalla Federal Reserve (Fed) potrebbe vedere una riduzione dell’efficacia.

Tuttavia, al contempo, alzare ulteriormente i tassi di interesse potrebbe essere rischioso, poiché potrebbe deprimere eccessivamente la domanda e, di conseguenza, rallentare la crescita economica, considerando l’impatto dei prezzi energetici più elevati sull’intera economia. La gestione dell’equilibrio tra il controllo dell’inflazione e il sostegno alla crescita economica sarà una sfida cruciale per le banche centrali e le autorità di regolamentazione nei prossimi mesi.

Il tetto al prezzo del petrolio russo è saltato da tre mesi

Occhi puntati anche sul petrolio russo, che da mesi ormai ha sfondato il tetto dei 60 dollari al barile imposto dal G7 a dicembre dell’anno scorso. Il prezzo di Urals è stato superato da quasi tre mesi, aggirandosi intorno agli 80 dollari al barile. La misura dell’UE si è rivelata quindi totalmente inefficace e, secondo il Financial Times, questo fenomeno potrebbe essere attribuito al fatto che Mosca ha trovato modi per eludere le sanzioni. Questo coinvolge, sempre più spesso, l’evitare di assicurare i carichi di petrolio attraverso compagnie di assicurazione occidentali, che sarebbero obbligate ad applicare il tetto di prezzo. Una strategia che consente alla Russia di vendere il suo petrolio a prezzi più alti rispetto a quanto stabilito dalle sanzioni internazionali.