NEW YORK (WSI) – Il Nord America entro la fine del decennio produrrà il 20% del greggio a livello globale, diventando un gigante senza precedenti. Come segnala l’Agenzia internazionale dell’energia, il boom dello ‘shale oil’ ha trasformato il settore petrolifero americano e l’effetto si farà sentire prima del previsto, anche al di fuori del Nord America.
Secondo l’Aie, le cui stime coprono un orizzonte di 5 anni, nel 2019 la produzione di ‘shale oil’ negli Stati Uniti arriverà a 5 milioni di barili al giorno, mentre fuori dal paese sarà di 650 mila b/g. Grazie all’accesso a riserve prima irraggiungibili gli Stati Uniti diventeranno il maggiore produttore globale entro il 2020.
“Sebbene l’Opec resti un fornitore vitale per il mercato, deve fare i conti con significativi problemi nell’espandere la propria capacità” – ha detto Maria Van Der Hoeve, direttore esecutivo dell’Aie.
A preoccupare al momento sono le tensioni in Iraq, che hanno fatto salire la settimana scorsa i prezzi del greggio al massimo in nove mesi. Secondo l’Aie, il 60% della crescita della capacita’ produttiva dei Paesi dell’Opec sara’ generato dall’aumento della produzione in Iraq nel corso dei prossimi cinque anni.
In ogni caso, anche senza i problemi con cui il Paese deve fare i conti, restano comunque colli di bottiglia cronici per quanto riguarda le infrastrutture. Sebbene l’Iraq preveda di arrivare a una produzione di 8,5-9 milioni di barili al giorno entro il 2020, l’Aie ha tagliato le proprie stime sulla capacita’ produttiva irachena di quasi mezzo milione di barili al giorno a 4,5 milioni al giorno nel 2019.