Le quotazioni del petrolio tornano sotto i riflettori degli investitori. Non siamo di fronte alle perdite pesanti di aprile, che avevano portato il prezzo del petrolio addirittura in territorio negativo, ma i segnali che arrivano da fine agosto non promettono nulla di buono.
Nonostante la lieve ripresa odierna, nelle ultime due settimane, i prezzi del Wti, l’indice West Texas Intermediate, ha perso circa l’11%, scendendo sotto la soglia psicologica dei 40 dollari. Al si sotto della stesso tetto è sceso anche il Brent, l’indice londinese che fa da riferimento per il mercato europeo (a fine agosto si muoveva intorno ai 45 dollari).
Oggi Il Wti si attesta a 37,52 dollari al berile, in rialzo dello 0,48%, mentre il Brent guadagna lo 0,23%, a 39,92 dollari al barile.
Che cosa sta succedendo?
Dietro la recente caduta dei prezzi si nascondono le profonde incertezze sui tempi di ripresa economica, anche alla luce della continua emergenza sanitaria. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha confermato oggi 307.930 nuovi casi di Covid nel mondo nelle ultime 24 ore. Si tratta del numero di contagi più alto registrato in un solo giorno dall’inizio della pandemia.
Per questa ragione, le aziende viaggiano con il freno a mano tirato, rimandando gli investimenti. Non è un caso che, le scorte di greggio destinato alla raffinerie, sono aumentate nell’ultima settimana di 2 milioni di barile, a fronte del calo di almeno 1,2 milioni di barili atteso dagli analisti. In pratica, c’è stato un consumo minore del previsto.
Previsioni
Difficile dire con certezza quello che succederà. L’ultimo report dell’agenzia Moody’s, diffuso pochi giorni fa, ha segnalato che i prezzi non torneranno ai livelli pre-covid per tutto il 2021, mantenendosi l’anno prossimo in una forbice tra 40 e 45 dollari.
Per la paura di una seconda ondata, che comporterebbe un nuovo calo della domanda, qualche settimana fa, l’Opec+ ha sollecitato i propri membri a rispettare il piano di tagli alla produzione petrolifera per far fronte ad una eventuale seconda ondata del coronavirus.
Secondo quanto stimato i l’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), la domanda globale di “oro nero” chiuderà il 2020 accusando un calo medio record equivalente 8,1 milioni di barili al giorno, portandosi a quota 91,9 milioni di barili al giorno. A pesare anche la debolezza del trasporto aerei passeggeri.
L’Agenzia ha anche tagliato la previsione sulla domanda 2021 di 240 mila barili al giorno equivalenti, a 97,1 milioni di barili al giorno.