Fallisce il tentativo di rimbalzo del prezzo del petrolio, dopo il “crash” storico di ieri, quando i future con scadenza a maggio sul Wti, sono scesi sotto zero per la prima volta nella storia, fino a un minimo di -40,32 dollari.
Sui mercati asiatici i prezzi erano tornati a 2 dollari al barile. Ma nella tarda mattinata sono ripartite le vendite.
La pressione si sta spostando anche sui contratti a giugno. La saturazione delle riserve e la mancanza di spazio fisico per lo stoccaggio del greggio, del resto, secondo gli analisti rende necessario a breve una taglio della produzione, unica condizione che potrebbe bilanciare il mercato e porre le basi per una risalita dei prezzi.
Nel suo ultimo giorno di negoziazioni prima della scadenza il future maggio sul Wti si muove attorno a quota zero, mentre la consegna giugno perde il 25,6% a 15,9 dollari al barile dopo essere precipitata a un minimo a 11,59 dollari.
Il contratto giugno sul Brent, intanto, ha toccato il nuovo minimo dal 13 dicembre 2001 a 18,1 dollari e ora cede il 22,6% a 19,76 dollari.
A parte le problematiche tecniche, le quotazioni subiscono, inoltre, i persistenti timori su un pesante squilibrio tra offerta e domanda a causa dei blocchi di attività dovuti al Coronavirus.
Uno scenario che rende inadeguati i tagli alla produzione decisi dall’Opec+ in quanto non riescono a tenere il passo con il crollo della domanda derivante dai lockdown imposti nelle maggiori economie per contenere il coronavirus.
Secondo gli esperti nessuna riduzione della produzione può essere, infatti, abbastanza veloce e profonda guardando alla dinamica dei prezzi dal momento che, al di là della seduta nera, i prezzi del Wti e del Brent avevano già perso più della metà del loro valore nel 2020 con il coronavirus e la prevista recessione.
“Ieri è stata una giornata storica nel mercato del petrolio, il West Texas Intermediate (WTI) americano è sceso a – 40 dollari. Il motivo è probabilmente legato a problemi di stoccaggio, poiché si consuma molto meno carburante in quarantena. In parole povere, gli Stati Uniti hanno esaurito lo spazio di stoccaggio anche se la produzione continua. Un’altra probabile ragione alla base del calo è il rischio di credito. Con la preoccupazione che ha colpito il mercato, gli investitori hanno iniziato a sbarazzarsi del petrolio. Questo cosa comporta? I prezzi globali della benzina non scenderanno molto, anche se potrebbero ulteriormente calare negli Stati Uniti. I prezzi del Brent in Europa, invece, non sono crollati e restano stabili. Abbiamo visto nelle ultime settimane che i prezzi del petrolio sono stati in generale molto più bassi rispetto al passato e questo si traduce in un trasferimento di ricchezza dalla Russia, Arabia Saudita e loro alleati al resto del mondo. Ci sono vincitori e vinti in questo processo. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, vedremo una maggiore pressione per avere un altro accordo con l’OPEC+ e per ridurre la produzione globale complessiva, con un potenziale coinvolgimento dell’America in un modo o nell’altro. Questo potrebbe alla fine avere un impatto enorme sui prezzi del petrolio. L’opportunità per i fund manager è ampia, soprattutto nel settore dei Mercati Emergenti, e le dinamiche dei prezzi del petrolio comporteranno una certa flessibilità nel riequilibrare i portafogli”.
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