ROMA (WSI) – Il nuovo piano tedesco perché vengano imposte perdite e svalutazioni sui bond sovrani detenuti dai creditori in caso di scoppio di una crisi come quella vista sei anni fa, rischia di scatenare proprio quello che intende scongiurare, ovvero un’altra crisi del debito in Eurozona.
Senza contare che la sua approvazione e successiva ratificazione spingerebbe i paesi del Sud d’Europa meno virtuosi come Italia e Spagna ad abbandonare la moneta unica. Forse, viene da chiedersi, l’intento dei falchi teutonici è proprio quello.
L’avvertimento viene da Peter Bofinger, un consulente economico del governo che ha fatto anche parte dei “cinque saggi” del Consiglio Economico di Angela Merkel. Le intenzioni possono essere anche buone, ma tempi e modalità sono assolutamente sbagliati.
“È il modo più rapido per spaccare l’area euro“, ha detto il professore tedesco. “Un attacco speculativo potrebbe manifestarsi da un momento all’altro. Se fossi un politico in Italia e dovessi un simile rischio di insolvenza, vorrei immediatamente tornare alla mia moneta il più in fretta possibile, perché sarebbe l’unica maniera sicura di evitare che il debito faccia crac”.
Il Consiglio economico tedesco ha lanciato un appello per l’introduzione di un “meccanismo di insolvenza del debito sovrano”, anche se questo sistema andrebbe contro i principi finanziari stabiliti in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Un tale apparato è necessario, secondo i suoi fautori, per ridare credibilità alla clausola del ‘no bailout’ nel Trattato di Maastricht. Bofinger non è d’accordo con una simile tesi. Il piano è sostenuto dalla Bundesbank e dal ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble, che come sottolinea Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph, “di solito non ha difficoltà a imporre la sua volontà in Eurozona”.
I colloqui sull’argomento sono in corso nelle capitali europee di Roma, Madrid e Lisbona.
Piano bail-in debiti sovrani sancirà fine dell’euro
Con una simile norma, prima che intervenga il fondo di salvataggio ESM, fondo a cui partecipano tutti gli stati membri con i soldi pubblici dei contribuenti, saranno i detentori di Bond a subire perdite nel caso di una crisi del debito sovrano come quella vista nel 2010-2012.
“È come mettersi nei guai da soli”, dice al Telegraph Lorenzo Codogno, ex chief economist del Tesoro e al momento economista di LC Macro Advisors.
Questo sistema di bail-in del debito sovrano somiglia da vicino alle norme introdotte dal primo gennaio per la gestione delle crisi bancarie, che hanno contribuito alla pioggia di vendite che abbattutasi sul settore delle banche dell’area euro e in particolare in Italia.
Secondo Bofinger il piano potrebbe essere “una profezia che si auto avvera molto in fretta”: scatenerebbe una fuga dai Bond e una perdita di fiducia pericolosa per i paesi come Spagna, Portogallo e Italia. Se il piano venisse approvato questi paesi diventerebbero impotenti: non potrebbero infatti più difendersi dal momento che non hanno i loro personali strumenti di politica monetaria. Non rimarrebbe loro altra scelta se non quella di lasciare il blocco dell’area euro e tornare al peso, all’escudo e alla lira.
Tassi bond portoghesi su livelli insostenibili
Il governatore della Bce, Mario Draghi, ha cercato di sviare l’argomento delicato nell’audizione tenuta ieri davanti al parlamento Ue: “È una questione che dovremo affrontare, ma dobbiamo avere un approccio molto cauto e diviso in più fasi”.
La decisione potrebbe arrivare in un momento infelice in particolare per il Portogallo, che è già sotto l’attacco degli speculatori e rischia di perdere la capacità di autofinanziarsi sui mercati. I suoi bond incominciano a rendere sopra le soglie di rischio dopo che il governo formato da una coalizione di sinistra ha sfidato Bruxelles sull’austerity.
E mentre lo spread tra bond decennali portoghesi e Bund tedeschi si amplia a 4110 punti base, l’economia rallenta. I tassi di riferimento sono saliti su livelli insostenibili in termini reali. In rapporto alla crescita economica, il debito pubblico lusitano è messo male come quello italiano, essendo pari al 132% del Pil. Al 341%, il debito complessivo è il più grande d’Europa.
Lisbona è intrappolata in una duplice morsa rappresentata da deflazione e debito e ci vorranno anni di crescita sostenuta per potersi liberare. Non sembra certo questo il migliore momento per alimentare una crisi di fiducia nei suoi mezzi.
Fonte: Telegraph