Am InvestCo, la cordata costituita da Arcelor Mittal e Marcegaglia per rilevare l’acciaieria di Taranto, presenta un piano da 4.000 esuberi e il passaggio dei dipendenti confermati al nuovo contratto del Jobs Act
Lunedì mattina, al ministero per lo Sviluppo economico si terrà l’incontro tra azienda, governo e sindacati sul rilancio dell’acciaieria Ilva. Il gruppo, affidato attualmente alle cure dei commissari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, passerà nelle mani di Am InvestCo, la cordata formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia.
L’incontro si prospetta infuocato. Il piano della cordata che si è aggiudicata l’Ilva all’inizio della scorsa estate (clicca qui per vedere l’articolo) , prevede il mantenimento di 9.930 dipendenti su tutti i siti. A fronte dei circa 14.000 dipendenti del gruppo, l’esubero è di 4.000 unità che, come previsto dal governo, verranno utilizzati nelle attività di ambientalizzazione del sito di Taranto.
La Fiom, in una nota, definisce Arcelor Mittal “inaffidabile e arrogante”. All’interno del documento siglato dal segretario generale della Fiom Francesca Re David e dal segretario nazionale Rosario Rappa, si legge: “Se questo è l’atteggiamento di Mittal nei confronti dei lavoratori diretti il rischio è il massacro sociale dei lavoratori dell’indotto. Per la Fiom, sulla base di quanto formalizzato da Arcelor Mittal, non ci sono le condizioni di aprire un tavolo negoziale. L’unica risposta possibile a tale provocazione è una forte azione conflittuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori”.
Anche Fim Cisl definisce le “condizioni di partenza sbagliate. Si prospettano presupposti ancora più arretrati rispetto a quanto concordato tra l’acquirente e la gestione commissariale. Se tale approccio sarà confermato nell’incontro di lunedì è chiaro che il ricorso alla mobilitazione generale diventerà inevitabile”.
Rocco Palombella della Uil respinge come inaccettabili “le condizioni poste da Am InvestCo e dai Commissari per il trasferimento dei rami d’azienda e dei lavoratori”.
4.000 esuberi e per gli altri il Jobs act
Il piano di Am InvestCo prevede anche la “non continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai dipendenti con la società , neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità ” anche se il gruppo si dichiara disposto a “prendere in considerazione alcuni ulteriori elementi di natura retributiva riferibili ad elementi costituenti l’attuale retribuzione, a condizione che sia preservata la sostenibilità del piano industriale”.
La non continuità del rapporto di lavoro prospetta, per i lavoratori che riusciranno a conservare il posto nell’acciaieria, il passaggio al contratto del Jobs act e la perdita delle garanzie previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
La ripartizione delle risorse
Taranto, il principale polo industriale di Ilva, manterrĂ 7.600 addetti, 900 verranno confermati a Genova, 700 a Novi Ligure, 160 a Milano e 240 negli altri siti. Ci sono poi i dipendenti delle societĂ controllate, 160 di Alsm, 35 di Ilvaform, 90 di Taranto Energia.
Riva: respinta la richiesta di patteggiamento
Intanto il gup di Milano Chiara Valori ha respinto le richieste di patteggiamento avanzate dai fratelli Fabio e Nicola Riva, rispettivamente a 5 e 2 anni di carcere, giudicandole “incongrue”. L’udienza preliminare per l’imputazione di bancarotta in relazione al crac dell’Ilva di Taranto è in calendario per il 17 novembre.