Si allunga la lista dei Paesi contrari al piano di risparmio del gas presentato il 20 luglio scorso dalla Commissione Ue. I primi “no” ufficiali sono arrivati da Spagna, Portogallo e Grecia, che l’hanno bollato come insostenibile, iniquo e, in alcuni casi, miope. Ma riserve sul piano d’emergenza sul gas sono stati sollevati anche da Italia, Olanda e Irlanda.
Tra i nodi del piano il potere della Commissione di chiamare l’allerta energetica, che alcune capitali vorrebbero in capo al Consiglio, e l’obiettivo di tagli del 15% uguale per tutti i Paesi membri. Chi invece ha già sposato le richieste di Bruxelles è la Germania, che ha annunciato un nuovo ampio pacchetto per il risparmio dell’energia in tutto il Paese.
I punti principali del piano di risparmio del gas
Secondo le prime indicazioni che circolano in queste ore, il pacchetto varato si compone di più capitoli ma al centro resta il taglio del 15% al consumo di gas da parte degli Stati membri, dal primo agosto al 31 marzo del 2023. Il taglio sarebbe volontario ma, nel caso in cui l’Ue entri in una fase di “allerta”, diventerebbe obbligatorio. Sarà la Commissione, su richiesta di almeno tre Paesi membri, a chiamare l’allerta generale. E sarà ancora Bruxelles a monitorare l’effettiva riduzione della domanda di gas.
Oltre alla riduzione dei consumi, spicca anche un meccanismo di solidarietà da implementare al più presto attraverso accordi bilaterali tra i Paesi membri. Nel testo sono indicati i settori industriali che andrebbero tutelati e si chiede ai governi europei di mettere in campo campagne di sensibilizzazione per ridurre il riscaldamento e il raffreddamento nelle proprie case.
Nessun obbligo è invece previsto per le famiglie dell’Ue ma il piano invita gli esecutivi a rendere vincolante il risparmio su condizionatori e termostati in uffici e locali pubblici.
C’è poi la raccomandazione di reintrodurre temporaneamente carbone e diesel nel mix energetico nazionale per sostituire il gas. Si cita il tetto al prezzo del gas, pilastro della strategia italiana, seppur in maniera generica.
Il cuore del testo resta quel 15% chiesto a tutti. La percentuale è uguale per tutti, ma non il taglio in termini assoluti, che si basa sulla media dei consumi degli ultimi 5 anni. Non tutti i Paesi, tra l’altro, partono dallo stesso livello. L’Italia, per esempio, è tra i Paesi che ha lavorato sul risparmio del gas già in passato: secondo le primissime stime, il taglio dovrebbe essere dell’11% circa. Ma potrebbe costare di più, soprattutto per settori con più alto fabbisogno energetico, come carta, vetro o ceramica.
Le tappe per l’approvazione del piano
Per approvare il piano della Commissione Ue non serve il via libera del Parlamento europeo, ma quello a maggioranza qualificata (55% dei Paesi membri più il 65% della popolazione europea) del Consiglio Ue. Il testo sarà sul tavolo di ben tre riunioni degli ambasciatori dei 27, prima del Consiglio Affari Energia di martedì prossimo. E l’intesa, nonostante non sia necessaria l’unanimità , non è scontata.