I telefonici stanno subendo un attacco concertato di vendite.
Olivetti perde il 5,64% a €1,13. Telecom Italia il 4,55% a €7,65, TIM il 2,05% a €5,11, Pirelli il 4,39% a €1,70.
Il massacro del settore si estende a tutto il resto dell’Europa. L’indice Eurostoxx lascia il 2,5%. A Francoforte il titolo Deutsche Telekom ha eroso tutti i guadagni accumulati dall’epoca della sua introduzione in Borsa, avvenuta nel 1996, scendendo sotto i
€ 14,57 dell’offerta di vendita.
“I telefonici sono la foto del mercato – dice a Wall Street Italia Domenico Angiolella, gestore di Cofimo Sim – ed è anche difficile capire se siamo arrivati ai minimi oppure no. Il mercato in teoria può ancora scendere sulla spinta dell’irrazionalità. A vendere non sono i fondi, ma la grossa speculazione e gli hedge fund, e se cominciassero a riversarsi sul mercato anche gli ordini di vendita dei piccoli investitori la discesa potrebbe essere ancora più ampia”.
Il consiglio del gestore è di non acquistare titoli telefonici in questo momento. Semmai, suggerisce, “farei un call, cioè comprerei opzioni rialziste per limitare il rischio di una eventuale discesa”.
Più in generale Angiolella ricorda che “stiamo scontando gli eccessi di inizio 2000. Stiamo scendendo tanto perché eravamo saliti tanto, e senza giustificazioni. Se così non fosse stato, i telefonici non avrebbero perso l’80% circa del loro valore da allora; la discesa sarebbe stata più bassa, e anche a livello di indice, avremmo fatto come il Dow Jones che ha tenuto sotto controllo la sua perdita”.
La stessa Telecom Italia, prima della grossa spinta rialzista di settembre 1999 che la portò ai €20, navigava intorno a €8, non molto lontano dalle attuali quotazioni. “Avrebbe insomma perso, in questa fase di rallentamento del ciclo economico, un 10-15% e non il 60% come invece è accaduto”.