Piazza Affari ha archiviato una seduta di un giorno da cani con tutti gli indici al ribasso e nessuna voglia di risalire, in questo per nulla aiutata dalle altre Borse europee né, tantomeno, da Wall Street. Le perdite hanno investito tutti i settori nei vari indici; per gran parte della giornata sono stati solo due i titoli del Mib30 che hanno tenuto saldo il segno più: Enel (che però ha chiuso in calo dello 0,15% a 4,01 euro) e Eni (+0,47% a 6,57 euro).
In finale si è consumato un colpo di scena, con Bnl (+1,77% a 3,5 euro) che è volata in testa al Mib30 grazie a un rimbalzo dopo le perdite della vigilia, e ha scalzato Enel che fino a pochi minuti prima era in positivo. Per qualche attimo nel corso della giornata anche Unicredito (-1,6% a 5,48 euro) si è affacciata in territorio positivo, ma il sentiment generale sulle banche, negativo, ha avuto la meglio.
Il Mibtel ha chiuso in calo dell’1,60%. Il Mib30 ha segnato –1,79%, il Midex -1,62%. Quanto al Nuovo Mercato, la sua è stata una caduta libera del 3,15%. Per alcuni operatori “la cattiveria con cui i mercati scendono, lascia quasi indovinare una volontà di far pressione sulle Banche centrali perché riducano in fretta il costo del denaro; la Bce oggi non si è mossa, ora si punta alla Fed americana che si riunisce il 19 dicembre, sebbene appaia scontato un intervento al ribasso non prima del 2001”.
“Per quanto riguarda Piazza Affari è’ inutile parlare di settori – taglia corto Daniele Tolusso, operatore equity sales di Uniprof, interpellato da WallStreetItalia – il mercato è in mano ai trader e agli arbitraggisti, che vendono telecomunicazioni per comprare titoli difensivi come Enel e Eni; la dimostrazione sta nel fatto che il titolo del gruppo petrolifero sale nonostante il prezzo del petrolio sia in calo”.
In rotta i titoli telefonici e più in generale tutta la galassia di Roberto Colaninno, come si vede dalle chiusure di Tim (-1,88% a 5,48 euro), Telecom Italia (-0,59% a 12,9 euro), Olivetti (-1,67% a 3,17 euro ), Tecnost (-1,48% a 3,52 euro) e Seat (-3,84% a 2,25 euro).
In teoria, dice ancora Tolusso, “questi titoli potrebbero scendere all’infinito, non hanno più un supporto, non si vede un intervento di un investitore finale. Il caso di Seat poi è davvero curioso: è tornata ai livelli di dicembre 1999, quando c’era solo lei e non ancora Tin.it, Buffetti o Telemontecarlo. A marzo aveva un target price di 14 euro sul lungo, mentre ora gli analisti sostengono che a 2,5 euro è sopravvalutata. A chi giova questa situazione? – si chiede l’operatore – a chi ha posizioni molto forti al ribasso: qualche banca, si parla di un hedge fund giapponese. E si parla di uno scoperto del 5% del capitale Seat”.
Per l’operatore comunque il settore soffre di una gestione che ha portato a un forte indebitamento: “anche l’operazione di conversione dei titoli risparmio in ordinari non sono che un modo per tirar su denaro da parte di un gruppo che ha il fiato corto”.
I bancari sono nel loro periodo nero. Il risparmio gestito è alla frutta, con Mediolanum (-6,71% a 14,01 euro) e Fideuram (-4% a 15,1 euro): il settore, ricorda Tolusso, “risente principalmente della situazione del comparto negli USA”.
Sul Nuovo Mercato ha chiuso in positivo un piccolo drappello di titoli, fra i quali figurano due matricole: Reply (+1,68% a 14,44 euro) e Engineering (+0,22% a 40,1 euro).