Finale di settimana all’insegne delle vendite per Piazza Affari con l’indice Ftse Mib che a metà seduta cede il 2%.
A preoccupare gli investitori contribuiscono soprattutto le ultime dichiarazioni della presidente della Bce Lagarde che ieri si è detta preoccupata per la crescita dell’inflazione nella zona euro oltre le aspettative e che pertanto non è da escludere un possibile aumento dei tassi di interesse già nel 2022 smentendo cosi le sue precedenti dichiarazioni che lasciavano intravvedere un possibile rialzo a partire dal 2023. Gli operatori di mercato hanno concluso che un cambiamento verso un atteggiamento falco arriverà sulla scia delle revisioni delle previsioni alla riunione di marzo, con i rischi di inflazione chiaramente sbilanciati verso l’alto.
L’interesse degli investitori è rivolto anche ai dati del mercato del lavoro Usa che saranno diffusi nel primo pomeriggio e che potrebbero fornire indicazioni circa le prossime mosse della Fed che dovrebbe alzare i tassi di interesse di almeno quattro volte nel corso del 2022.
Piazza Affari, raffica di vendite sulle blue chip
A Milano penalizzati dalle vendite soprattutto Poste Italiane (-5,8%), la galassia Agnelli con Stellantis (-5%), Chn (-3,78%) Exor (-3,31%). In rosso anche Enel (-2,6%) che ieri ha diffuso i conti del 2021 e tutto il settore bancario con Intesa che cede il 2% dopo la presentazione del nuovo piano industriale che vede una crescita dei dividendi per gli azionisti. Male anche Banco BPM (-2,4%), Unicredit (-1,4%), Bper (-1%).
Le vendite colpiscono anche gli assicurativi con Unipol che cede il 3,25% mentre Generali lascia sul terreno il 2,54%
Si salvano delle vendite solo Tenaris (+1,3%), Fineco (+0,64%), Eni (+0,62%) e Moncler (+0,28%).
Spread ritorna sopra i 150 punti
Sui mercati male anche lo spread Btp/Bund che si è ripotato a quota 154 punti con il rendimento del decennale salito all’1,68% sulle attese delle prossime mosse della Bce.
Il mercato obbligazionario risente anche della decisione di ieri della Boe che ha alzato i tassi di interesse in Gran Bretagna dello 0,25% portandoli allo 0,50% a seguito delle preoccupazioni per il brusco rialzo dell’inflazione nel Regno Unito che a gennaio ha toccato il 5,4%.