Mercati

Piazza Affari: la classifica dei migliori e dei peggiori del 2024

Un 2024 da incorniciare per le principali piazze azionarie mondiali e anche Piazza Affari. L’indice Ftse Mib delle grandi capitalizzazioni di Borsa Italiana si colloca al terzo posto  (+12,6% da inizio anno) per risultato tra i principali mercati azionari europei, dopo il Dax30 di Francoforte che segna +19,3% e l’Ibex di Madrid a +14,15%.

 

Piazza Affari: chi sale e chi scende nel comparto bancario

I titoli finanziari, sia le banche che le assicurazioni, hanno dominato la scena del listino di Piazza Affari e nelle prime 10 posizioni in termini di miglior performance si contano sette titoli legati al comparto secondo quanto evidenziato anche nei giorni scorsi dal Corriere della Sera.
Al primo posto si piazza Unipol che segna un aumento delle sue quotazioni vicino al 130%. A premiare Unipol il netto miglioramento dei risultati operativi e l’ apprezzata strategia di espansione. Rimanendo nel settore bancario, si segnala Mps, la cui performance sale del 114,3%, spinta dalla crescita dell’utile e dalle infinite speculazioni sull’approdo finale del gruppo in vista dell’uscita del Tesoro dall’azionariato della banca.

Tra i rialzi del Ftse Mib non si può non segnalare Leonardo (+73,09%), uno dei leader europei nel settore della difesa.

A seguire, Banco Bpm, (+60,79%) e Unicredit (+53,50%), ma rialzi consistenti sono registrati anche da Intesa Sanpaolo (+44,31%) e Banca Mediolanum (+32,98%).

 

I maggiori ribassi di Borsa nel 2024

Dal lato opposto della classifica, maglia nera della categoria è StM, in calo del 47,65% ma anche Stellantis, crollata del 41,42% se la passa male trascinata dalla flessione che sta colpendo il settore automotive a livello globale. Tra i titoli in ribasso si menziona anche Campari che sconta una riduzione del 41,42%.

GAM: le prospettive 2025 per i mercati

 Secondo il Team EU Equities di GAM, “chi crede che un investimento in azioni globali offra diversificazione si sbaglia; infatti, oggi il peso degli Stati Uniti negli indici azionari globali è ancora preponderante”.

È evidente che la fiducia nei confronti dell’Europa è scarsa a causa di problemi economici reali che affliggono le grandi economie core, di politiche sbagliate, dell’eccessiva burocrazia che frena la produttività, nonché della cattiva gestione della transizione verso net zero che si fonda più sulle ideologie che su progetti concreti.

Le azioni europee sono esposte a molti dei fattori di crescita strutturale nelle economie globali, presentano valutazioni modeste rispetto ai dati storici e sono assai più convenienti del mercato azionario statunitense che è molto costoso rispetto ai dati storici e fortemente concentrato su un numero limitato di titoli tecnologici.

I mercati azionari europei sono frammentari, dicono gli esperti di GAM ma, sottolineano “non sono un unico mercato, con grandi differenze in termini di performance economica nella regione, dove alcuni Paesi hanno una crescita in linea con quella degli Stati Uniti.  Le società in cui investiamo in genere sono esposte alle principali tendenze strutturali delle economie globali.  Nel complesso, continuiamo a essere ottimisti sulle prospettive delle azioni europee”.

Le debolezze dell’Europa, che gravano sulla fiducia degli investitori nei confronti delle azioni europee, sono state illustrate molto bene nel celebrato “Rapporto Draghi”.

Il rapporto Draghi ha suscitato reazioni di entusiasmo in politica, ma non sembra aver spinto a cambiamenti concreti. La rielezione del Presidente Trump, i cambiamenti sul fronte dell’offerta negli Stati Uniti, una cultura aziendale rinvigorita e le politiche dell’energia più favorevoli alla crescita metteranno indubbiamente in difficoltà le élite politiche europee che dovranno rispondere a tali cambiamenti.  La crescita in Europa beneficerebbe di una riduzione della burocrazia che rallenta la produttività, nonché di politiche dell’energia ben ponderate che riconoscono la necessità della decarbonizzazione ma adottano un approccio più pragmatico.