Nonostante i venti contrari, Piazza Affari dovrebbe confermare la perfomance positiva nel breve periodo, in linea con l’andamento dell’ultimo mese, quando a farla da padrone sono stati fattori negativi come la scarsità di componenti, l’inflazione delle materie prime e dei costi di spedizione e il preoccupante aumento dei casi di Covid negli USA e in Europa.
Ne sono convinti gli analisti di Intermonte che ricordano come, al 16 novembre 2021, il mercato azionario italiano ha segnato una cresciuto del 4,7% su base mensile, in crescita del 25,8% da inizio anno.
“L’indice FTSE Italy Mid-Cap (+2,4% nell’ultimo mese) ha sottoperformato l’indice principale del 2,3% (+7,9% YTD su base relativa), mentre l’indice FTSE Italy Small Caps (+4,6% nell’ultimo mese) ha avuto una performance quasi in linea con il mercato nell’ultimo mese, o +25,9% su base relativa dall’inizio del 2021. Guardando alle performance delle mid/small cap in tutta Europa, l’indice MSCI Europe Small Caps è salito del 3,0% nell’ultimo mese, con una performance migliore delle mid cap italiane ma peggiore delle small cap italiane”.
Dietro il cauto ottimismo, c’è l’idea che la ripresa della domanda si dimostrerà resiliente e che la campagna vaccinale terrà sotto controllo la situazione Covid, così come i vari piani di ripresa e i programmi di spese infrastrutturali in corso sosterranno l’outlook 2022.
“Avevamo previsto che i mercati avrebbero letto l’aumento dell’inflazione a breve termine principalmente come un rischio per la domanda e quindi come un fattore credibile per il mantenimento di politiche dovish nel lungo termine da parte delle banche centrali” scrivono in una nota gli esperti di Intermonte. “In questo contesto, i titoli growth sono quelli che hanno beneficiato maggiormente. La stagione dei risultati ha visto una significativa volatilità pre- e post- l’annuncio dei numeri, anche in presenza di limitate sorprese sugli utili (in generale leggermente positive). Questo potrebbe essere letto come segno di un certo grado di nervosismo sul dibattito inflazione/deflazione”.
Piazza Affari: i temi di investimento
Se il futuro sembra improntato al bello, quali sono i temi di investimento su cui concentrarsi?
“In alcuni casi, suggeriamo di giocare i temi di investimento con titoli di seconda linea per evitare valutazioni troppo costose. Per quanto riguarda la liquidità delle mid/small cap, la situazione continua a migliorare gradualmente e non cambiamo le nostre stime sull’afflusso di PIR. Abbiamo anche notato una rilevante accelerazione delle quotazioni in Italia dopo un periodo caratterizzato da significativi de-listing: questa tendenza sta intercettando la crescente domanda di mid-small cap italiane nell’attuale bias positivo verso le società italiane”.
Pir: interesse alto grazie ai benefici fiscali
Uno sguardo infine ai PIR tradizionali. A lungo termine, Intermonte si spetta che l’interesse per questo prodotto rimanga abbastanza elevato grazie al beneficio fiscale e, dal punto di vista del distributore, al fatto di poter contare su un impegno a lungo termine da parte dell’investitore.
“In particolare, continuiamo a prevedere un 2021 generalmente positivo in termini di afflussi, nonostante un inizio d’anno più debole del previsto, in quanto riteniamo che la classe azionaria mid/small sia ben posizionata nelle strategie degli investitori, il che dovrebbe tradursi anche in maggiori sforzi commerciali e distributivi da parte delle case d’investimento”.
Per il 2021, le previsioni sono per una raccolta lorda da nuovi sottoscrittori di PIR di 0,2 miliardi di euro (da 0,4 miliardi di euro), seguita da 2,4 miliardi di euro per il 2022;
Per i sottoscrittori abituali, ci aspettiamo che gli afflussi complessivi nel secondo anno ammontino a una parte della somma accantonata nel primo anno (dal 35% al 40% nel nostro modello); nei restanti anni (cioè dal terzo al quinto anno) ci aspettiamo che la raccolta sia stabile, con afflussi equivalenti in media al 60% degli investimenti fatti nel secondo anno;
Infine, calcoliamo l’ammontare del capitale che sarà ritirato dagli investitori che decidano di uscire dal fondo prima del termine di cinque anni (per qualsiasi motivo) a ~4% del patrimonio in gestione nel 2021 e oltre.