Mercati

Piazza Affari: top, flop e spread dopo un anno di governo Meloni

È passato ormai quasi un anno dalle elezioni politiche italiane del 2022, svoltesi il 25 settembre scorso, che hanno portato (il 22 ottobre) all’insediamento dell’attuale governo di centro-destra guidato da Giorgia Meloni. L’imminente anniversario offre l’occasione per fare il punto sull’andamento di Piazza Affari e dello spread Btp-Bund in questi 12 mesi.

L’andamento del mercato dall’insediamento del governo Meloni

I mercati finanziari hanno risposto complessivamente bene nell’ultimo anno, grazie anche all’atteggiamento cauto del nuovo esecutivo che ha rassicurato gli investitori, inizialmente preoccupati per eventuali frizioni con Bruxelles. Le prime misure economiche varate dal governo sono state infatti piuttosto prudenti e improntate al rispetto dei vincoli di bilancio europei, in continuità con quelle di Draghi.

L’azionario ha peraltro beneficiato di un rally che, a partire dall’ultimo trimestre del 2022, ha interessato gran parte dei listini europei e statunitensi. A trainare il mercato è stato soprattutto il rialzo straordinario di alcuni titoli tecnologici di Wall Street e, in particolare, delle società legate all’intelligenza artificiale.

In tale contesto, nell’ultimo anno il Ftse Mib (l’indice delle 40 società più importanti di Piazza Affari in termini di capitalizzazione e volumi transati) ha guadagnato all’incirca il 37%, sovraperformando l’Eurostoxx 50 (+28%), l’S&P 500 (+20%) ma anche lo stesso Nasdaq (+34%).

I settori che hanno guadagnato di più a Piazza Affari

Tra i settori che hanno fatto meglio a Piazza Affari ci sono sicuramente le banche, che più di tutte pesano sulla performance complessiva della borsa di Milano. A partire dal 25 settembre 2022, l’indice di settore degli istituti di credito ha registrato un incremento del 53%, mentre i finanziari sono cresciuti del 45%.

Sull’aumento ha influito senz’altro il ciclo restrittivo della Bce, che ha innalzato i tassi di oltre 400 punti base per contrastare l’inflazione, gonfiando i margini di interesse delle banche e aprendo la discussione sulla proposta di tassazione degli extra-profitti.

Performance di tutto rispetto anche per i comparti dell’automotive (+42%), le telecomunicazioni (+42%), l’oil&gas (+33%) e le utilities (+30%), mentre l’industria (+15%) e la tecnologia (+14%) sono cresciute meno del mercato.

I titoli migliori e peggiori di Piazza Affari nell’ultimo anno

Esaminando più nel dettaglio i top performer nell’orizzonte temporale definito, Saipem svetta con un incremento del 173%. Il titolo, che in precedenza veniva da una lunga fase negativa, ha in parte beneficiato dell’aumento del petrolio e dei diversi nuovi contratti siglati.

Molto bene anche Unicredit (+102%), spinta da utili record e dal generoso piano di remunerazione degli azionisti attraverso l’aumento del dividendo e il buyback azionario. Tra le migliori anche Iveco (+89%), che ha stupito in termini di redditività e migliorato le stime sul 2023, e A2A (+83%), che ha rivisto al rialzo la guidance per l’esercizio in corso. In luce pure Leonardo (+81%), complici le continue tensioni internazionali (su tutte la guerra in Ucraina) che tengono elevata l’attenzione intorno ai titoli della difesa.

Tra le peggiori invece Banca Mps (-60%), per la mancanza di passi avanti sulla cessione della partecipazione da parte del Mef, Nexi (-26%), che viaggia sui minimi storici dalla quotazione anche per via della crescente concorrenza dei player italiani e internazionali e Diasorin (-20%), un titolo difensivo che ha in parte scontato la propensione al rischio degli investitori e dunque la preferenza per altro comparti rispetto all’Healthcare.

Spread Btp-Bund in calo, ma potrebbe risalire

In tale contesto, lo spread Btp-Bund si è contratto all’incirca del 27%, passando dai 245 punti base del 25 settembre 2022 agli attuali 179 punti, con minimi intorno ai 160 bp.

Gettando uno sguardo al futuro, però le cose potrebbero cambiare, prevalentemente a causa di un rallentamento della crescita e di un aumento del deficit. La scorsa settimana, Morgan Stanley ha predetto un ritorno del differenziale tra titoli di Stato decennali italiani e tedeschi nel range 200-210 punti entro la fine di quest’anno. Secondo gli analisti, peseranno alcuni fattori, tra cui “il deterioramento dei dati sull’attività dell’eurozona, una preferenza per la duration rispetto al credito e un potenziale annuncio della BCE riguardo agli investimenti PEPP del 2024”.

Nei mesi a venire il governo Meloni dovrà dunque fronteggiare una serie di sfide, a partire dalla presentazione della Nadef entro il 27 settembre, con l’aggiornamento delle stime economiche. Le previsioni non potranno essere sensibilmente differenti da quelle appena rilasciate dalla Commissione europea, che ha tagliato la crescita dell’Italia allo 0,9% nel 2023 e allo 0,8% nel 2024 (rispettivamente da +1,2% e +1,1%).