New York – La buona notizia è che Wall Street ha testato nuovi massimi. La cattiva è che la proprietà di titoli azionari da parte delle famiglie non si è ancora ripresa, se si considera il massimo testato nel 2000, dunque prima dell’11 settembre del 2001, pari al 50,5% (del portafoglio investitori in azioni).
Il grafico allegato, messo in evidenza in un articolo del Wall Street Journal, parla chiaro: da allora, il valore più alto è stato testato nel secondo trimestre del 2007, con una percentuale del 42,3%; c’è stata poi una notevole discesa fino al primo trimestre del 2009, periodo in corrispondenza del quale si registra una quota di appena il 26,6%. E ora gli ultimi dati, riportati grazie alle informazioni ricevute dalla Federal Reserve, indicano che le famiglie americane detengono una quota sull’azionario pari al 37,9% (dati terzo trimestre del 2012). Insomma, un numero ben lontano da quello di più di dieci anni fa.
Stallo del Congresso sul fiscal cliff, disoccupazione, crisi europea, corruzione. E’ così che un cliente americano, Nicholas Zerebny, parlando con il suo consulente finanziario Jeffrey Smith, ha illustrato le sue paure, facendo riferimento al quadro “L’Urlo” del pittore Edward Munch. “E’ così che mi sento”, ha detto.
Eppure, da quando ha testato il minimo nel marzo del 2009, sulla scia delle spinte recessive, l’indice Dow Jones Industrial Average ha raddoppiato praticamente il suo valore. Ma evidentemente i rialzi sono stati alimentati dagli investitori istituzionali, i movimenti come al solito sono stati dovuti alle manovre delle grandu banche e dai big della finanza perchè la gente normale, riassunta nella definizione di piccoli investitori, ha deciso evidentemente di rimanere alla finestra.
Dopo due grandi tonfi dell’azionario che si sono verificati in un decennio – esattamente quello del periodo 2000-2002 e 2007-2009 – i vari scandali, l’aumento dell’high-frequency trading, i timori sulla capacità di Washington di frenare la crescita dei debiti, i piccoli investitori si stanno ritirando praticamente dai mercati. “Se mi sembra che una calamità sia appena dietro l’angolo? – ha detto Zerebny – Io accetto che ci siano cicli nel mercato, ma è la fiducia nel sistema che mi preoccupa”.
Il risultato è che, a partire dal gennaio del 2000, stando ai dati di EPFR Global, gli investitori individuali hanno ritirano un valore netto di $900 miliardi dai fondi azionari Usa.