In Cina il Pil registra una brusca retromarcia nel secondo trimestre del 2022. La colpa è dei lockdown imposti dal Governo, nelle principali città cinesi, compresa Shanghai, per controllare l’epidemia da Covid-19 e di una crisi immobiliare che ha pesantemente penalizzato l’attività economica del Paese. Risultato finale: tra aprile e giugno, il Pil ha segnato un crescita dello 0,4% annuale, in netto calo rispetto al 4,8% del primo trimestre.
Il risultato, oltre ad aver deluso le stime del mercato (+1%), ha segnato il ritmo di espansione più lento dalla contrazione nel primo trimestre del 2020, da quando cioè è scoppiata la pandemia da COVID 19.
Tra aprile e giugno, su base trimestrale, si è registrata una contrazione del 2,6% trimestrale, oltre le stime di mercato (-1,5%) e dopo una crescita dell’1,4% rivista al rialzo nel trimestre precedente.
Guardando avanti, la Cina ha fissato l’obiettivo di crescita economica di circa il 5,5% quest’anno, decelerando da un aumento dell’8,1% nel 2021, il dato più elevato nell’ultimo decennio.
Borse della Cina in rosso
Pesanti le ripercussioni del dato sulle Borse cinesi. L’indice composito di Shenzhen ha lasciato sul terreno l’1,5% a 2.159,99 punti; quello di Shanghai ha perso l’1,6% a 3.228,06. A Hong Kong l’indice Hang Seng perde oltre il 2%.
Giugno positivo per i consumi, delude la produzione industriale
Sempre sul fronte macro, unica nota positiva è arrivata dalle vendite al dettaglio, il principale indicatore del consumo delle famiglie, aumentate a giugno del 3,1% su anno (da -6,7% da maggio). L’incremento c’è stato grazie al fatto che i cinesi hanno ripreso a fare acquisti con l’allentamento delle restrizioni anti-Covid, secondo i dati ufficiali mostrati oggi.
Nello stesso mese, in aumento anche se meno delle stime invece invece la produzione industriale in giugno, che ha segnato un aumento del +3,9% annuale, dal +0,7% del mese precedente contro una previsione del mercato del +4,1%). In calo, infine, il tasso di disoccupazione cinese è sceso dal 5,9% precedente al 5,5%.
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