Economia

Pil, Confindustria non si spiega come mai rallenta

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ROMA (WSI) – Increduli gli economisti di Confindustria, che non si sanno spiegare come mai la crescita dell’economia italiana abbia accusato un rallentamento. “Per noi questo rallentamento è un po’ un mistero“, scrive il centro studi degli industriali, che si aspettava una performance migliore.

Gli industriali hanno così rivisto al ribasso le previsioni sul Pil per il 2015 dal +1% stimato a settembre al +0,8% attuale, che ora è inferiore a quella prevista dal governo (+0,9%), in un quadro in cui la ripresa non ha lo slancio atteso, per lo meno se ci si basa sui numeri disponibili al momento.

“Credo che quando avremo statistiche più solide scopriremo che il Pil è cresciuto più di quello che ora dicono i numeri”, ha sottolineato il direttore del Centro studi di Confindustria (Csc), Luca Paolazzi, presentando il report “Scenari economici”, in cui si citano due spauracchi su tutti: quelli della deflazione e del debito.

Resta in tutti i modi il fatto che “lo scatto netto, bruciante, quello non c’è ancora”, ha detto nel suo intervento il numero uno degli industriali, Giorgio Squinzi.

Rischio deflazione molto alto

Annullata la revisione positiva delle stime fatta a settembre anche per il Pil dell’anno prossimo. La previsione è infatti tornata al livello preventivato in giugno: +1,4% (dal +1,5% stimato a settembre), a fronte degli obiettivi di governo anche in questo caso più ottimisti; +1,6%. La discrepanza di stime è ancora più accentuata per il 2017. L’espansione del prodotto interno lordo sarà in questo caso del +1,3% per Confindustria, mentre per il governo si attesterà al +1,6%.

Il rapporto tra deficit e Pil si attesta per il 2015 al 2,7% (dal 2,8%) e per il 2016 al 2,3% (dal 2,1%), 1,6% nel 2017. Il debito pubblico quest’anno è stimato al 132,9% (da 133%) e l’anno prossimo al 132,1% (da 132,6%), per poi scendere al comunque alto livello del 130,6% nel 2017. Resta poi “molto alto” il rischio deflazione.

Il bilancio è positivo per quanto riguarda il lavoro, con una crescita stimata di 650.000 posti nel triennio 2015-17. Csc rivede al ribasso il tasso di disoccupazione sia per quest’anno (12% da 12,2%) che per il prossimo (11,6% da 11,8%), e prevede un 11,1% per il 2017.

“Pensiamo che nel corso dell’autunno ci sia una ripresa”, dice Paolazzi, che cita tra gli elementi favorevoli la tenuta della crescita nell’Eurozona e l’accelerazione del commercio internazionale, senza però dimenticare i rischi al ribasso: la paura generata dagli attacchi terroristici e un rallentamento più forte del previsto degli emergenti, Cina in primis.