Con i dati di oggi si può affermare che l’Italia è riuscita a mettersi già alle spalle la recessione tecnica in cui era finita a fine 2018. Nel primo trimestre dell’anno, infatti, il Pil ha registrato un’espansione dello 0,2%. Si tratta di un risultato magro, pari alla metà del tasso di crescita dell’area euro nel suo complesso nel periodo medesimo, ma comunque migliore delle previsioni.
“L’Italia è fuori dalla recessione“, ha dichiarato soddisfatto il ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria nel commentare i numeri pubblicati dall’Istat. La stima dell’istituto di statistica “evidenzia come l’economia italiana abbia quasi integralmente recuperato la caduta del Pil registrata nella seconda metà del 2018”, ha aggiunto il ministro e professore.
“In un clima di cauto ottimismo – ha chiosato Tria – il dato del primo trimestre lascia intravedere che la previsione di crescita annuale (0,2% in termini reali) indicata nel Def possa essere raggiunta e anche superata se il contesto internazionale sarà moderatamente favorevole”.
Pil e fine recessione: economisti divisi
Interpellati da Reuters, una serie di economisti ha fatto delle osservazioni interessanti sui dati. Loredana Federico di UniCredit ha parlato di una cifra “leggermente migliore delle nostre attese“, le quali erano per un rialzo dello 0,1%. “La notizia positiva è che con questi numeri c’è un cambio, rispetto a quello che si pensava alla fine dell’anno scorso, a livello della crescita acquisita per tutto l’anno che si situa a +0,1%”.
Andando a esaminare le singole componenti, si scopre che il contributo della domanda domestica è stato negativo. “Includendo le scorte, è difficile da decifrare”, dice Federico, precisando che “il supporto è invece venuto dalle esportazioni nette“.
Per i prossimi trimestri mi aspetto che la crescita ripieghi nel secondo trimestre, con un andamento piatto, perché il contesto di fiducia di imprese e famiglia resta debole e quindi la ripresa dei consumi e degli investimenti saranno modeste e l’export si muove in un contesto di commercio mondiale che dovrebbe essere in contrazione nella prima parte dell’anno.
Nel secondo semestre il commercio mondiale dovrebbe riprendersi, secondo le stime dell’economista, anche i consumi privati dovrebbero trovare sostegno nelle misure messe in atto dal governo ad aprile”.
Prometeia: numero “certamente incoraggiante”
Stefania Tomasini di Prometeia si è espressa con toni ancora più ottimisti. Secondo lei il numero del Pil è da ritenere “certamente incoraggiante“. “La nostra stima era di una ripresa dello 0,1%, gli ultimi dati sulla produzione industriale di febbraio sono però risultati migliori delle attese, quindi è un risultato che in qualche modo si poteva anticipare”.
“La recessione tecnica è ormai alle spalle, parliamo però di un anno che si apre con una crescita acquisita di 0,1% dunque sarà tutto in salita. La fase peggiore per la domanda interna sembra superata e dovrebbero esserci segnali positivi”.
E adesso c’è da guardare “con grande attenzione allo stato di salute dell’economia tedesca – in particolare ai settori manifattura e auto – cui l’Italia è molto sensibile”.
Ref: ripresa legata a un “fattore occasionale”
Importante saranno due elementi ora, secondo Tomasini. Il dato sulla produzione industriale di aprile, che “potrebbe risentire negativamente dei numerosi ponti” e gli “effetti delle misure di stimolo messe a punto dal governo“.
Fedele De Novellis di Ref da parte sua è un po’ più cauto. L’economista parla di un “dato coerente con le indicazioni positive legati al recupero della produzione industriale nei primi due mesi dell’anno, che a mio avviso può essere riconducibile a una ricostituzione delle scorte, utilizzate per soddisfare la domanda nell’ultima parte dell’anno scorso, dunque a un fattore occasionale”.
“Ritengo che si tratti comunque di oscillazioni rispetto a una tendenza di fondo che resta sostanzialmente piatta. La fase ciclica resta di stagnazione. Tuttavia, alla luce del dato odierno, la nostra stima sulla media annua potrebbe essere rivista al rialzo intorno a zero da -0,1%”.
L’Italia non è stata a sola a fare meglio delle stime del consensus. Le stime iniziali sul Pil dell’Eurozona in generale dicono che a crescita dell’attività sarà dello 0,4% nel primo trimestre in confronto allo 0,1% del quarto quarto del 2018. La crescita prevista era dello 0,2%. Schroders vedeva il Pil dell’area euro espandersi dello 0,3%. I dati più recenti, osserva Azad Zangana, Senior European Economist e Strategist di Schroders, “suggeriscono che l’unione monetaria ha in gran parte superato la maggior parte dei venti contrari che ha dovuto affrontare nella seconda metà del 2018. Le proteste dei gilet gialli, i nuovi test sulle emissioni dei veicoli e il livello ridotto delle acque del fiume Reno avevano causato una disruption nell’attività economica lo scorso anno e provocato un brusco rallentamento della crescita”. “Sebbene vi siano ancora alcuni effetti residui, gli ultimi dati dovrebbero mettere a tacere le speculazioni su una possibile recessione dell’Eurozona e supportare la solida performance dell’azionario europeo dall’inizio dell’anno”. Tra gli altri stati membri che hanno già pubblicato i relativi dati, in Francia le attività sono rimaste stabili allo 0,3% su base trimestrale, anche se la crescita della domanda domestica è migliorata, grazie alla crescita delle spese delle famiglie. La Spagna ha registrato un altro trimestre di performance notevoli, dato che la crescita del Pil è aumentata, passando dallo 0,6% allo 0,7% e superando anche lievemente le aspettative. Ora bisognerà vedere se i partiti usciti vittoriosi dalle elezioni generali di aprile saranno in grado di formare una maggioranza stabile In generale, si tratta di dati abbastanza positivi, se si considerano i recenti avvenimenti. È probabile che la domanda esterna sia rimasta debole per via del proseguimento della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. L’incertezza politica in Europa,