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Pil, Italia: dall’8° al 15° posto. Cina supererà Usa nel 2028. UK batte Germania

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LONDRA (WSI) – Le previsioni rilasciate come ogni anno dal Centre for Economics and Business Research (Cebr) mostrano che la Cina superera’ per ricchezza (pil: prodotto interno lordo) gli Stati Uniti – come si sa da anni – ma molto piu’ in la’ del previsto, nel 2028; inoltre UK battera’ la Germania nel 2030 diventando cosi’ la maggiore economia occidentale, l’India superera’ il Giappone nel 2028, mentre l’Italia e’ tra i paesi che perdono drammaticamente posizioni nella classifica mondiale, con un vero e proprio crollo dall’ottavo al quindicesimo posto.

Vale la pena citare per esteso il paragrafo del World Economic League Table 2013 elaborato dal Cebr che riguarda l’Unione Europea:

“Una crescita lenta, una moneta in via di indebolimento e per alcuni paesi una situazione demografica avversa, colpiscono le economie europee. Per le nostre stime – scrive il Cebr – partiamo dal presupposto che l’Euro regge. Se l’Euro subisse una rottura, lo scenario per il Pil della Germania sarebbe nettamente migliore e lo scenario per le altre economie europee specularmente peggiore. Con il presupposto che l’Euro tenga, la Germania cala dal 4° posto nella classifica delle maggiori economie nel 2013, al 6° posto nel 2023 e 2028. Per la Francia il crollo e’ piu’ precipitoso – dal quinto posto nel 2013 all’8° nel 2018, al decimo nel 2023 e al 13° nel 2028. Similarmente l’Italia crolla dall’8° posto nel 2013 al 15° nel 2028 e la Spagna dal 13esimo al 18° nel 2028”.

La Gran Bretagna supererà Francia e Germania e diventerà la maggiore economia in Europa entro il 2030: questa la previsione del Cebr. Un regime fiscale leggero, l’indipendenza dall’eurozona e una popolazione in crescita sono i tre fattori positivi che contribuiranno a far salire il Pil britannico dagli attuali 1.590 miliardi a 2.640 miliardi di sterline nei prossimi quindici anni, secondo lo studio annuale.

A livello globale però la Gran Bretagna scenderà in classifica, passando dall’attuale sesta posizione alla settima, a causa dell’inesorabile ascesa delle economie emergenti. La Cina supererá gli Stati Uniti diventando la prima economia al mondo nel 2028, mentre l’India che ora è in decima posizione salirà al terzo posto spodestando il Giappone. Il Brasile passerà dal settimo al quinto posto, mentre il Messico entrerà in classifica al nono posto. L’Italia, che quest’anno è in ottava posizione, uscirá invece del tutto dalla lista dei top ten scendendo al quindicesimo posto. Nigeria, Iraq, Egitto e Filippine entreranno nella classifica delle prime trenta economie al mondo.

Il Cebr prevede che nei prossimi quindici anni il Pil tedesco continuerà a crescere ma a un ritmo più lento, passando dagli attuali 2.200 miliardi di sterline a 2.690 miliardi. La popolazione che invecchia, la debolezza dell’euro e le incertezze sull’eurozona si riveleranno ostacoli insuperabili per la Germania, che entro il 2030 sarà superata dalla Gran Bretagna. Il sorpasso dell’economia britannica su quella francese invece avverrà molto prima, entro il 2018, secondo lo studio. La Francia, che attualmente è al quinto posto nella classifica globale, scivolerà fuori dai top ten a causa di una crescita debole, soffocata da un regime fiscale punitivo, e verrà superata dalla Turchia.
“Prevediamo che la Gran Bretagna diventerà la seconda economia occidentale dopo gli Stati Uniti, – spiega il rapporto Cebr. – Una situazione demografica positiva con un’immigrazione che continua, una minore vulnerabilità ai problemi dell’eurozona rispetto agli altri Paesi europei e un regime fiscale benevolo in confronto ai vicini incoraggeranno una crescita più rapida degli altri Paesi occidentali. Entro il 2029 la Gran Bretagna avrà quasi raggiunto la Germania e prevediamo che la superi intorno al 2030, diventando la maggiore economia dell’Europa occidentale”.

La capacità di rilanciare le esportazioni e trovare nuovi mercati è fondamentale per le prospettive di crescita di un Paese, sottolinea il Cebr: in questo la Francia sta fallendo e anche la Gran Bretagna rischia di trovarsi indietro. La crescita é ripartita ma spinta dai consumi interni invece che dalle esportazioni, rileva lo studio. Altri tre fattori di rischio per l’economia britannica sono anche i continui dissidi con l’Unione Europea, limiti all’immigrazione e la possibile separazione della Scozia in seguito al referendum previsto per il 2014.

segnalato da nakatomy, grazie