Società

Pil Italia sarà negativo nel 2014. Alert Sud, “andare oltre il rigore”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Il prodotto interno lordo italiano dovrebbe scendere dello 0,4% quest’anno (stabile al Centro-Nord e -1,5% al Sud) per poi accelerare a +0,8% nel 2015 grazie al contributo del Centro-Nord (+1,3%) mentre nel Mezzogiorno resterebbe il segno meno (-0,7%). Sono le stime contenute nel rapporto Svimez 2014.

Per il 2014 la ricerca prevede consumi ancora negativi al Sud (-0,6%) e in debole risalita al Centro-Nord (+0,1%). In risalita nel 2015 i consumi nel Centro-Nord (+0,4%), mentre ancora giù al Sud (-0,2%). Stessa dinamica per gli investimenti: +0,5% nel Centro-Nord, a fronte del -1,6% al Sud.

“Serve una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una “logica di sistema” che vada oltre il rigore dei conti pubblici e le sole politiche di coesione europee. E’ quanto sottolinea la Svimez auspicando “un’azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro drivers di sviluppo” attraverso: rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un’ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.

“Nel corso degli ultimi anni – si legge nell`Introduzione e sintesi del Rapporto – si è privilegiato un approccio di politica economica attento solo al risanamento dei conti pubblici. Ma le condizioni e le sfida per la ripartenza del Paese possono trovare risposta solo nel campo dello sviluppo, presupposto di qualsiasi ipotesi di crescita”.

In questo senso la Svimez auspica investimenti strategici e una progettazione a lungo termine che passino per il “rapido sblocco dei 300 miliardi promessi dal nuovo Presidente della Commissione europea, che siano davvero aggiuntivi rispetto all`attuale esiguo budget Ue a favore di grandi investimenti pubblici”.

“Lo sviluppo del Sud – prosegue il rapporto – non può essere interamente delegato alle politiche di coesione, che peraltro necessitano di un maggiore sforzo strategico. E le risorse ordinarie devono smettere di essere un vero e proprio “buco nero” nello sviluppo del Mezzogiorno”.

Secondo la Svimez “è cruciale dare un`impronta meridionalistica alle politiche generali nazionali, con interventi che vanno dal funzionamento della PA a servizi essenziali come la scuola, la sanità e la giustizia, fino ad arrivare a una nuova politica attiva del lavoro e politiche di welfare non solo redistributive”.

Con la crisi, inoltre, sono piu’ che raddoppiate le famiglie residenti al Sud che vivono in povertà assoluta, il 40% in piu’ solo negli ultimi 12 mesi.

Dal 2007 sono passate da 443mila ad oltre 1 milione e 14 mila i nuclei in sofferenza, il 12,6% del totale delle famiglie del Mezzogiorno a fronte del 7,9% della media nazionale.

Nel 2007 la povertà assoluta interessava il 4,1% delle famiglie italiane (3,3% al centro-nord e 5,8% al Sud) mentre a fine 2013 si è arrivati al 7,9% a livello nazionale con il 5,8% di nuclei familiari in povertà assoluta al centro-nord e il 12,6% al Sud.

Non arriva poi a mille euro al mese il reddito mensile complessivo di circa una famiglia meridionale su dieci (il 9,5%), più del doppio del Centro-Nord (3,8%). Si tratta, in particolare, del 9,2% delle famiglie lucane, il 9,3% delle calabresi, il 10,9% delle molisane e ben il 14,1% di quelle siciliane (dati 2012).

A certificare la criticità della situazione economica dei nuclei familiari meridionali anche il fatto che il 57% delle famiglie è monoreddito, con punte del 59% in Campania e del 63,3% in Sicilia. Il 16,4% delle famiglie (con punte del 19,8% in Basilicata) ha poi un disoccupato in casa, il doppio del Centro-Nord (8,6%). Il 14,7% delle famiglie meridionali ha inoltre tre o più familiari a carico, più del doppio del Centro-Nord (5,9%), che arrivano in Campania al 19,8%. (TMNEWS)