Per il 2023, la variazione acquisita del Pil è pari al +0,4%. Quella a cui ci riferiamo, in estrema sintesi, è quella che si basa sulla spinta del 2033, che si andrebbe ad ottenere nel caso in cui, in tutti i trimestri del 2023, si dovesse registrare una variazione nulla. La rilevazione è arrivata direttamente dall’Istat, che ha confermato, in questo modo, il dato che era stato diffuso lo scorso 31 gennaio 2023.
Volendo entrare un po’ più nel dettaglio, il Pil, ossia il prodotto interno lordo, nel corso del quarto trimestre 2022, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015 – che è stato successivamente corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato – è calato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Ma è cresciuto dell’1,4% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Pil, un’analisi più approfondita
Attraverso la stima diffusa lo scorso 31 gennaio 2023, l’Istat aveva previsto una riduzione del Pil pari allo 0,1%. In termini tendenziali, invece, era stata prevista una crescita pari all’1,7%. Nel 2022, il quarto trimestre ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente. Due giornate lavorative in meno sono state registrate rispetto al quarto trimestre 2021. Per il 2023, la variazione acquisita è pari a +0,4%
Rispetto al trimestre precedente, tra i principali aggregati della domanda interna, risultano in diminuzione i consumi finali nazionali nella misura dell’1,1%, mentre sono in crescita del 2% gli investimenti fissi lordi. Per quanto riguarda i flussi con l’estero, le importazioni di beni e servizi sono diminuite dell’1,7% e le esportazioni sono cresciute del 2,6%.
La domanda nazionale, al netto delle scorte, è riuscita a contribuire per -0,4 punti percentuali alla contrazione del Pil: -0,9 è stato il contributo dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private (ISP), +0,4 quello degli investimenti fissi lordi e +0,1 quello della spesa delle amministrazioni pubbliche (AP). Per contro, la variazione delle scorte ha sottratto 1,1 punti percentuali alla variazione del Pil, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato fortemente positivo, in misura pari a +1,4 punti percentuali. Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi: -0,7% in agricoltura, -0,2% nell’industria e -0,1% nei servizi.
L’Istat ha spiegato che con “la stima completa dei conti economici trimestrali conferma, dopo sette trimestri consecutivi, la lieve contrazione dell’attività produttiva nel quarto trimestre 2022, già rilevata in via di stima preliminare a fine gennaio. Prosegue invece per l’ottavo trimestre consecutivo la ripresa in termini tendenziali, anche se a ritmi via via più contenuti. La crescita acquisita per il 2023 è positiva, pari allo 0,4%”.
La lieve flessione del Pil – secondo l’Istat – è dovuta sia alla domanda interna, sia alle scorte, mentre la domanda estera netta fornisce un marcato contributo positivo, per la ripresa delle esportazioni a fronte del calo delle importazioni. Sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è negativo, mentre quello dei consumi delle amministrazioni pubbliche e quello degli investimenti risulta positivo.