NEW YORK (WSI) – Ci si aspettava un dato negativo dal Pil Usa, ma non fino a questo punto.
L’economia maggiore al mondo è cresciuta di un misero +0,2% nel primo trimestre e non basta il maltempo invernale a giustificare un tale andamento, significativo di quanto la ripresa tanto decantata degli Stati Uniti non sia abbastanza solida.
A pesare sono state soprattutto le spese al consumo, che hanno subito una contrazione del 1,9%.
Il tasso di crescita su base annuale previsto dagli analisti era dell’1-1,2%. L’ultimo trimestre dell’anno aveva visto un’espansione dell’attività economica del 2,2%.
Secondo gli analisti il rallentamento si rivelerà essere solo temporaneo, ma la frenata è molto più forte delle anticipazioni.
I mercati reagiscono comprensibilmente male alla notizia e i principali indici della Borsa Usa scambiano in perdita. In flessione dello 0,7% il petrolio, cala anche il dollaro con l’euro che scambia saldamente sopra 1,10, livello che non vedeva da tre mesi.
In compenso la fase di stallo dell’economia allontana l’appuntamento con un rialzo dei tassi di interesse, motivo per cui il mercato azionario potrebbe riprendersi dallo sbandamento.
Il rallentamento sembra temporaneo, secondo gli analisti di Markit, dal momento che gli ultimi sondaggi indicano un recupero in aprile. Tuttavia rimane il fatto che la sostenibilità della ripresa è tutt’altro che convincente.
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“Le autorità della Fed vogliono sapere come l’economia si comporterà nel secondo trimestr prima di prendere decisioni avventate sui tempi di normalizzazione delle misure monetarie”, dice Chris Williamson.
Se l’economia migliora nei mesi successivi, “settembre è la prima data in cui è realistico attendersi una stretta montaria che però molto probabilmente si concretizzerà non prima di novembre”.
Secondo alcuni come Rob Carnell, economista di ING, poteva anche andare peggio. I consumi sono risultati dello 0,1% migliori delle attese e gli investimenti aziendali sono rimasti invariati, anche in questo caso sostanzialmente in linea con le previsioni. Le spese di governo federale e autorità statali non hanno aiutato.
“Guardando al secondo trimestre c’è da attendersi un bel rimbalzo grazie alla combinazione di esportazioni nette e scorte, che potrebbero contribuire con un +0,5%”, dice Carnell. Anche gli investimenti societari e le spese al consumo dovrebbero riprendere slancio.
Al posto di avere una cifra vicina allo zero, “è ragionevole attendersi qualcosa di più solido del +3% nel secondo trimestre”.
Anche la Casa Bianca è ottimista. L’andamento del Pil americano, in crescita inferiore alle stime nel primo trimestre, mostra che “l’economia americana subisce l’effetto di quella globale”. Lo ha detto Jason Furman, presidente del Council of Economic Advisers della Casa Bianca.
La crescita, ha detto Furman, “è stata frenata da fattori come la modesta domanda straniera e le avverse condizioni meteorologiche durante l’inverno”, inoltre le famiglie “hanno risparmiato di più”.
Gli analisti in generale reputano insomma che la ripresa tornerà a prendere piede nel secondo e terzo trimestre del 2015, come avvenuto l’anno scorso. Stavolta, però, i dati su vendite al dettaglio, costruzione di case e investimenti aziendali non sono così buoni, il che fa temere per una crescita meno vigorosa di quella vista nel 2014.
(DaC)