Mentre l’economia globale sembra avviata verso un rallentamento, il primo trimestre sperimentato dagli Stati Uniti ha sorpreso in positivo gli analisti mettendo a segno una crescita del 3,2% (+0,8% sul trimestre precedente). Lo rivelano le stime preliminari del Dipartimento del commercio, che risultano superiori alle previsioni degli economisti sondati da Bloomberg (2,3%) e Dow Jones (2,5%). Il dato ha segnato un balzo assai vistoso rispetto al 2,2% realizzato nell’ultimo trimestre del 2018.
Allo stesso tempo, è cresciuto il reddito disponibile del 3%, mentre l’indice dei prezzi è cresciuto dell’1,3% (escluse le componenti più volatili del paniere) – il dato complessivo per l’inflazione è stato +0,8%.
Secondo Paul Ashworth di Capital Economics la fiammata della crescita americana è dovuta in buona parte a fattori transitori come gli investimenti infrastrutturali:
“Prendendo in considerazione gli incrementi sovradimensionati del commercio internazionale, la variazione delle scorte e degli investimenti nelle autostrade, che saranno tutti invertiti nei prossimi trimestri, la crescita è stata solo dell’1,0% circa”.
La crescita dei consumi è rallentata dal 2,4% all’1,2% nel primo trimestre, il dato più contenuto dal 2013, mentre gli investimenti pubblici sono cresciuti del 2,4%. Ha contribuito alla crescita del Pil anche l’andamento delle esportazioni nette, che hanno aggiunto un punto al tasso crescita.
Oltre al miglior andamento del commercio estero per gli Usa, hanno contribuito alla crescita anche la crescita delle scorte da parte delle imprese, incrementate del 128,4 miliardi, il massimo aumento sperimentato dal secondo trimestre 2015. Mentre la variazione positiva delle scorte concorre al calcolo Pil, il suo smaltimento potrebbe frenare la crescita del Pil nei trimestri successivi.