Come fanno i profitti delle compagnie ad essere in crescita del 10% in un’economia che cresce soltanto del 2% di media? È questa la domanda che dovrebbero porsi gli investitori, secondo un articolo della sezione Finanza di Fortune. Per i profitti delle aziende viene stimata un’espansione di 6 punti percentuali maggiori di quella del Prodotto interno lordo prevista dal Fondo Monetario Internazionale.
Nel lungo periodo la crescita del Pil e dei profitti sono connessi in modo molto stretto, ma questo non è detto nel breve periodo. La crescita dei profitti è stata consistente: in media i profitti delle imprese hanno pesato per il 7,5% del Pil dal 1951. Oggi assorbono il 9,2% del prodotto nazionale. A Wall Street ci si attende un aumento degli utili per azione del 10% nei sette trimestri che vanno dal secondo del 2017 al quarto del 2018.
Cosa significa questo per il futuro dei prezzi delle azioni? I rischi che i rendimenti futuri scenderanno sotto il 6% nei prossimi dieci anni sono molto più grandi delle possibilità che questa soglia venga superata. Poiché i profitti delle compagnie sono oggi molto al di sopra delle medie storiche, potrebbero in tre o quattro anni tornare a dove sono ora, ripetendo lo scenario dal 2013.
I tassi di interesse bassi non saranno d’aiuto perché se i tassi di interesse bassi sono conseguenza di una crescita nominale bassa, i rendimenti futuri saranno inferiori perché la scarsa crescita economica causa sia i tassi bassi che lo scarso aumento dei profitti. La crescita scarsa degli utili e i tassi bassi si annullerebbero a vicenda. In conclusione, secondo l’economista John Hussman, un futuro in cui gli utili per azione crescono del 10% e l’economia del 2%, cioè dove i profitti corrono ma l’economia stenta, è soltanto una fantasia di Wall Street.
Gli Stati Uniti hanno registrato una crescita dell’economia lievemente inferiore alle previsioni nel secondo trimestre, quando il Pil ha visto una variazione del +2,6% contro le stime che erano per un’espansione del 2,7%. Nel primo semestre l’andamento è stato decisamente altalenante: nel periodo aprile-giugno il numero è risultato buono ma più basso del previsto, mentre la lettura del primo quarto dell’anno è stata rivista al ribasso all’1,2%. Ne consegue che la performance complessiva nel primo semestre del Pil Usa è stata fiacca e sotto le attese.