Fuori dall’azionario americano, puntare sui mercati emergenti. Christopher Brightman, chief investment officer di Research Affiliates, adivisor di Pimco,, torna a confermare la sua view politica sia sulle azioni sia sulle obbligazioni degli emerging markets che, a suo avviso, sono stati ingiustamente penalizzati per via delle preoccupazioni sulle previsioni riguardanti l’aumento dei tassi di interesse e il calo dei prezzi delle commodity.
Al contrario, secondo Brightman, gli investitori devono stare alla larga dall’azionario americano che viaggia su livelli che non si vedevano dallo scoppio della bolla della fine degli anni 90.
Tornando ai mercati emergenti, Brightman ricorda che nonostante l’andamento altalenante degli scorsi anni, i mercati emergenti hanno davanti diversi anni di rialzi. E che, per questo motivo, conviene entrare ora che le valutazioni sono ancora buon mercato.
Brightman aveva già consigliato di puntare sugli emergenti lo scorso anno: da allora l’indice MSCI Emerging-Markets Stock è salito del 31%.
Prospettive positive per i mercati emergenti sono arrivate nei giorni scorsi anche dagli esperti di NN Investment Partners, secondo cui i mercati emergenti, pur in presenza di alcuni elementi di incertezza nel breve periodo, continueranno a realizzare performance positive. Per NN Investment Partners, le prospettive di crescita economica dei Paesi emergenti, infatti, stanno migliorando e i loro saldi con l’estero hanno già compiuto notevoli progressi.
Tra i fattori favorevoli agli emergenti, la riduzione del fabbisogno di rifinanziamento con l’estero, favorita dalla netta diminuzione dei disavanzi delle partite correnti nella maggior parte dei paesi EM, oggi meno vulnerabili agli shock esterni e in grado di ammortizzare gli effetti dell’aumento dei tassi di interesse globali e di un potenziale rafforzamento del dollaro.