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PIR: con gli alternativi afflussi record nel prossimo biennio

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I PIR alternativi introdotti dal Decreto Rilancio sono un’ottima iniziativa che potrebbe orientare ulteriormente verso l’economia reale il risparmio degli italiani, soprattutto i 1600 miliardi (dei 4400 totali) di euro tenuti infruttuosamente sui conti correnti sostenendo al contempo la piccola impresa italiana.

PIR alternativi:  importante veicolo per supportare le PMI

Strumenti complementari agli attuali PIR tradizionali, ma con soglie di investimento più elevate (investimento max di €150k annui fino a €1.5mn) e differenti vincoli di investimento (almeno il 70% del valore complessivo del piano investito in azioni, obbligazioni, sia quotate che non, prestiti e crediti emessi da PMI italiane), i PIR alternativi hanno gli stessi incentivi fiscali dei PIR aperti (esenzione fiscale per le somme investite, ma l’investimento deve essere detenuto per almeno 5 anni). Ulteriore elemento interessante – afferma nel PIR Monitor Luigi de Bellis, co-head Ufficio Studi EQUITA è che il contenitore del PIR alternativo può assumere qualunque forma, quindi con un`accezione ampia, ma – considerato l’oggetto di investimento tipicamente illiquido – si prestano a essere realizzati soprattutto tramite l’utilizzo di strumenti per i quali non sussistono i problemi di liquidità tipici dei fondi aperti: ELTIF, fondi chiusi di private equity, fondi di private debt.

Equita: raccolta PIR alternativi in forte crescite nel 2020

I PIR alternativi vanno nella direzione di sostenere l’economia reale e far affluire capitali a categorie di aziende il cui accesso al mercato è più difficile, in una fase di forte pressione creata da Covid-19, che impatta maggiormente le PMI rispetto alle grandi aziende. Secondo i dati ufficiali di Assogestioni nel primo trimestre del 2020 i fondi PIR hanno registrato una raccolta netta negativa pari a -234mn, rispetto ai -380mn registrata nel quarto trimestre del 2019.

La debolezza della raccolta sui PIR – afferma Equita – nel primo trimestre dell’anno è stata legata alla crisi Covid19 con calo dei mercati e aumento della volatilità, che ha portato i risparmiatori a disinvestire dai mercati. Inoltre l’attività commerciale e di marketing dei nuovi PIR era ripartita da metà febbraio, poi il contesto sui mercati è diventato più complicato.

Ci aspettiamo che nel secondo trimestre del 2020 le reti torneranno ad intensificare nuovamente gli sforzi commerciali sul prodotto PIR, dato che lo strumento resta molto valido.

Cosi conclude Equita che si attende una raccolta annua di 2-3 miliardi di euro all’anno per i PIR alternativi, fino a raggiungere i 10-15bn di AUM in 5 anni.

Come il FinTech può aiutare la scalata dei PIR alternativi

Che quello dei PIR alternativi sia uno strumento molto importante non c’è dubbio ma il meccanismo può funzionare se le Sgr avranno a disposizione strumenti di analisi efficaci per valutare la solidità delle aziende da inserire in portafoglio.
E come afferma l’ufficio studi modefinance, società FinTech specializzata in soluzioni di Intelligenza Artificiale in un contributo dal titolo “Pir: in arrivo flussi per oltre 4 miliardi nel prossimo biennio, senza contare il contributo degli alternativi. Ma serve la ricerca”, detti strumenti li può fornire proprio il FinTech.

L’analisi societaria è spesso carente sulle aziende di dimensione micro e di più sulle non quotate – dice Valentino Pediroda, CEO e cofondatore di modefinance – non solo per una questione di obblighi di comunicazione meno rigidi per le non quotate, che rende più difficile reperire informazioni aggiornate, ma proprio perché sui titoli di debito ed equity a bassa capitalizzazione la ricerca tradizionale risulta un esercizio eccessivamente costoso. Strumenti basati sull’intelligenza artificiale e sul machine learning possono rappresentare un valido sostituto per decidere quali società inserire in portafoglio sulla base di metriche di valutazione oggettive”.