Investimenti

Pir, da maneggiare con cautela e in autonomia

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I Pir, come avevamo sottolineato nei giorni scorsi, stanno riscontrando un successo molto superiore alle aspettative del governo. In sintesi, si tratta di un nuovo programma di risparmio pensato per favorire gli investimenti sulle Pmi italiane che garantisce, al cittadino che tenga i titoli per almeno 5 anni l’esenzione, del pagamento delle imposte relative al capital gain (e alcune altre). Un’idea buona, che, però, potrebbe rivelarsi una trappola: a sottolinearlo è il matematico ed esperto di risparmio Beppe Scienza, il quale ha notato come il mondo del risparmio gestito stia approfittando della novità dei Pir scoprendo gli investitori a rischi notevoli. La prima cosa che Scienza fa notare, dalle colonne del Fatto, è che “con una rara decisione giusta, il governo Renzi ha concesso tali agevolazioni anche fuori del risparmio gestito”.

Tuttavia “banche e sim italiane fanno muro a chi cerca di aprire un Pir per acquistare direttamente le azioni e/o obbligazioni” per far sottoscrivere prodotti di risparmio gestito. Le implicazioni per la qualità dell’investimento sono notevoli. Rimuovendo l’imposta al 26% sulle plusvalenze dopo 5 anni, il rendimento dei titoli contenuti nel Pir dovrebbero rendere oltre 7,7% annuo composto per sopperire ai costi di gestione, pari circa al 2% ogni anno. E, secondo Scienza, il rischio di andare a sbatterci il muso a queste condizioni sono molto alte. In sintesi, conclude il matematico, la scommessa sui Pir è meglio assumersela senza l’intermediazione dei gestori. Anche se, per il momento, la strada per farlo non è favorita né dalle banche né dalle piattaforme di trading online.