MILANO (WSI) – Quello di Pirelli a Piazza Affari è lungi dall’essere un addio. Tutt’altro: come conferma lo stesso Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato del gruppo, il delisting è un semplice arrivederci. “Entro quattro anni Pirelli tornerà in Borsa”, comunica l’AD in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore. Alla domanda però sul “dove” Pirelli sbarcherà, e sulla possibilità di un dual listing, Tronchetti Provera risponde:
Sarebbe auspicabile anche in Piazza Affari, ma dipenderà dalle condizioni dei mercati. Tutto cambia molto rapidamente ed è troppo presto per dirlo.
Ma Pirelli sarà alla fine venduta? Il manager afferma che gli accordi con i soci cinesi sono stati “stipulati nell’ottica della continuità” e che “ChemChina è aperta a scendere sotto il 51%”. Spiegando più nel dettaglio:
Con la fusione la parte industrial di Pirelli sarà quotata a Shanghai dove è già presente Aeolus (pneumatici per autocarri e mezzi pesanti). Tra qualche anno tornerà invece in Borsa, rafforzata, la parte di Pirelli consumer (pneumatici per autovetture, n.d.r.) con la partecipazione nella società industrial, che avrà cambiato nel frattempo dimensioni e mix geografico. (…) Ora, l’integrazione con ChemChina delle attività industrial consentirà anche a questo segmento di ribilanciarsi dal punto di vista geografico, con una porta spalancata sulla Cina e i mercati asiatici, di aumentare la potenziale capacità produttiva da 6 a 16 milioni di pezzi e di passare dalla 14sima posizione al mondo alla quarta.
Ancora:
Continueremo a mantenere un rapporto trasparente col mercato (…) A seguito della prevista fusione con Bidco (che sarebbe il veicolo dell’Opa), infatti, l’indebitamento netto di Pirelli salirà a circa 5 miliardi e la prossima primavera ci sarà l’esigenza di finanziarlo anche con l’emissione di bond che richiederanno un rating”.
E sul fatto che l’azionista di maggioranza pubblico sia cinese, Tronchetti Provera precisa:
Intanto, tutte le società che controllano Pirelli si trovano in Europa e in Italia. La governance è chiara, lo statuto dà garanzie: per cambiare occorre più del 90% dei voti.
E comunque
Gli accordi danno piena apertura alla discesa del socio cinese sotto al 51% al momento della riquotazione.
Ma cosa dire del rallentamento economico che ha colpito proprio la Cina?
Alla base di ogni progetto industriale c’è un’ottica di medio-lungo periodo. Si pensa ai prossimi decenni, non ai prossimi mesi.
Da segnalare che a fine ottobre l’Opa di Marco Polo (società controllata da ChemChina) sulle azioni Pirelli si è conclusa con successo, con la quota di controllo salita al 96,04%. Il superamento della soglia del 90% ha comportato il sicuro esercizio del diritto di acquisto (il cosiddetto squeeze out) sulle azioni rimanenti e la conseguente cancellazione delle azioni Pirelli dal listino di Borsa.
Al termine dell’Opa Marco Polo controllava l’87% del capitale; l’offerta è stata riaperta dal 21 al 27 ottobre e la società è salita al 95,969% del capitale ordinario, ovvero al 96,043% conteggiando le azioni proprie detenute da Pirelli.