Nella giornata di ieri, il Parlamento europeo ha lanciato l’allarme sull’impatto negativo dell’aumento dei tassi di interesse sulla capacità di finanziare le priorità e le politiche dell’UE, tra cui l’erogazione di fondi ai Paesi membri nell’ambito del Next Generation UE.
Con riferimento specifico all’Italia, questo potrebbe significare problemi nel finanziamento del PNRR.
L’aumento dei tassi mette in pericolo le politiche UE
Con 434 voti favorevoli, 99 contrari e 89 astensioni, i deputati dell’Aula hanno approvato ieri una risoluzione nella quale si esprime “profonda preoccupazione per il fatto che, senza l’adozione delle misure necessarie, l’aumento dei costi di finanziamento dello strumento dell’Unione europea per la ripresa (Euri) potrebbe limitare gravemente la capacità del bilancio dell’Ue di finanziare le priorità e le politiche dell’Unione e di rispondere alle esigenze emergenti”.
La preoccupazione è legata all’aumento dei tassi di interesse determinato dal ciclo di inasprimento monetario della Bce, avviato lo scorso anno per far fronte all’inflazione dilagante e non ancora terminato.
Il quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027, ossia il piano che definisce quanto viene investito nelle politiche europee, era infatti basato su previsioni di tassi pari allo 0,55% nel 2021, e all’1,15% nel 2027, ma gli ultimi ritocchi hanno portato il costo del denaro oltre il 3%. Il tutto, mentre l’inflazione elevata riduce il valore reale del bilancio europeo.
Le conseguenze per i programmi europei
Il Parlamento europeo ha anticipato che in mancanza di correttivi tempestivi potrebbero generarsi rischi per il finanziamento di programmi chiave, tra cui Erasmus +, EU4Health, il programma “Cittadinanza, uguaglianza, diritti e valori” ed Europa creativa.
Gli shock degli ultimi tre anni, legati soprattutto alla pandemia di Covid-19 e all’invasione russa in Ucraina, hanno generato squilibri nel fabbisogno di risorse, rendendo insufficienti quelle extra normalmente previste dalle normative.
La relazione dell’Aula sottolinea come, senza una risposta rapida e decisa, sarà anche “impossibile il finanziamento di nuove importanti iniziative, come la proposta di normativa europea sui chip, senza tagliare i programmi o i fondi esistenti essenziali”.
Per questi motivi, i deputati hanno sollecitato una “revisione urgente e ambiziosa del QFP”, che entri in vigore entro l’inizio del 2024 e hanno proposto l’introduzione di nuove risorse proprie per aumentare le entrate supplementari e coprire i maggiori oneri finanziari.
I rischi per il Next Generation Eu
La riduzione della capacità di erogare finanziamenti da parte dell’Unione Europea mette in pericolo il funzionamento del Next Generation EU, lo strumento approvato nel luglio 2020 per sostenere gli Stati colpiti dall’emergenza pandemica.
Per finanziare i 750 miliardi di aiuti del Piano, Bruxelles raccoglie fondi sui mercati dei capitali, attraverso l’emissione di debito comune, garantito in solido da tutti i paesi della Ue. Ogni anno, tra il 2021 e il 2026, la Commissione emette titoli per 150 miliardi di euro, con l’impegno a restituire tali prestiti fra il 2028 e il 2058.
L’aumento del costo del denaro, tuttavia, comporta un incremento degli oneri finanziari che rischia di compromettere la sostenibilità del bilancio europeo. Per far fronte a questi maggiori costi, la Commissione deve aumentare il proprio margine di manovra, incrementando le entrate. Tra le misure allo studio, l’introduzione di nuove tasse europee, tra cui una imposta sulle grandi imprese e una tassa transazioni finanziarie.
Le entrate del Bilancio europeo
Le entrate e le spese dell’UE sono fissate all’interno del bilancio annuale, che stabilisce gli importi per il finanziamento delle politiche e dei programmi, in linea con le priorità politiche e gli obblighi giuridici dell’Unione.
Le principali fonti di entrate attuali per il bilancio dell’UE 2021-2027 sono le cosiddette risorse proprie, che comprendono i dazi doganali, i contributi basati sull’imposta sul valore aggiunto (IVA) riscossi dagli Stati membri, i contributi diretti dei paesi dell’UE e un contributo calcolato sulla base dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati.
A queste si aggiungono altre entrate, compresi i contributi di paesi extra UE a taluni programmi, gli interessi di mora e le ammende, nonché eventuali eccedenze dell’esercizio precedente.
I pericoli per il PNRR
All’interno del programma Next Generation EU (NGEU) si inserisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede investimenti e un coerente pacchetto di riforme, a cui sono state allocate risorse per 191,5 miliardi di euro.
Per finanziare il PNRR l’UE ha messo a disposizione risorse pari a 191,5 mld di euro, composti da 68,9 mld di euro finanziati da sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 mld di euro finanziati tramite prestiti.
Le prime due rate, ciascuna da 21 miliardi, sono state incassate nel 2022, mentre per quanto riguarda la terza proseguono le valutazioni della Commissione europea, che deve verificare il raggiungimento degli obiettivi previsti e la destinazione delle risorse.
Eventuali problematiche nell’ambito del Next Generation EU rischiano dunque di incidere potenzialmente anche sull’erogazione dei fondi del PNRR. Sarà quindi importante per l’UE trovare il modo di far fronte agli squilibri di bilancio per non trovarsi costretta a rivedere le modalità con cui rispettare gli impegni presi e continuare a sostenere la ripresa degli Stati membri.