Il PNRR potrà prolungarsi oltre la data del 2026, finora considerata un limite invalicabile. Dopo le elezioni europee del prossimo giugno potrà perciò essere sradicata una delle poche certezze sul Recovery Fund.
La decisione finale potrebbe concretizzarsi soltanto dal 2025, quando sarà in carica la nuova Commissione Europea (l’attuale, presieduta da Ursula von der Leyen, terminerà il mandato in autunno). La scelta appare anche obbligata: in ritardo sulla realizzazione dei piani non sarebbe solo l’Italia, come ammesso anche da Roberto Rustichelli, presidente dell’Antitrust, intervenuto agli Stati generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia a Bologna, ma un po’ tutti i Paesi europei. Dunque la proroga diverrebbe necessità per agevolare i progetti anche di Spagna e Francia, per fare solo alcuni nomi di grandi Paesi. Sono note le difficoltà di spesa dei fondi assegnati all’Italia nell’ambito del NextGeneration EU, che sono state alla base della profonda revisione richiesta. Dei 191,5 miliardi inizialmente concessi, nei primi sette mesi del 2023 sono stati spesi soltanto 3,1 miliardi, portando il totale a 27,6 miliardi di euro. Si procede quindi a passo lento: meno di 500 milioni al mese.
In realtà, la possibilità che il Piano di ripresa possa espandere i propri effetti anche dopo il 2026, o che almeno lo possano fare i finanziamenti legati al programma, era già nell’ordine delle cose ma la svolta politica sarebbe molto più importante.
Apripista in questo senso è stata la Spagna: il meccanismo emerso dall’intesa sulla revisione del piano spagnolo si basa su alcune possibilità concesse della struttura stessa degli strumenti finanziari della Recovery and Resilience Facility. Il lodo spagnolo continua a presupporre che le regole del dispositivo per la ripresa e la resilienza restino uguali per tutti gli Stati membri e il 2026 resti la data ultima sia per raggiungere gli obiettivi e le condizioni dei piani nazionali di tutti gli Stati membri sia per ricevere i pagamenti.
Esistono tuttavia alcuni espedienti per estendere il sostegno del Recovery negli anni successivi. Ad esempio, studiando schemi di attuazione che coinvolgano investimenti privati o le società a partecipazione pubblica (come avvenuto da noi per Rfi, Enel, Terna e Snam) cui dare in gestione le risorse entro agosto 2026.
Semaforo verde UE alla revisione del PNRR italiano
Nel frattempo, è arrivato il via libera della Commissione UE alla revisione del PNRR italiano. Il piano dell’Italia ha ora un valore di 194,4 miliardi di euro (122,6 miliardi di euro in prestiti e 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni) e copre 66 riforme, sette in più rispetto al piano originale, e 150 investimenti. Sono ora 145 le misure nuove o modificate, incluse le misure previste dal capitolo REPowerEU. Queste misure mirano a rafforzare le riforme chiave in settori quali la giustizia, gli appalti pubblici e il diritto della concorrenza.
Il capitolo REPowerEU dell’Italia consiste in cinque nuove riforme, cinque investimenti potenziati basati su misure esistenti e 12 nuovi investimenti per realizzare gli obiettivi del piano REPowerEU di rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030. La Commissione spiega che le misure previste dal capitolo REPowerEU si concentrano sul rafforzamento delle reti di trasmissione e distribuzione di energia elettrica, sicurezza energetica e accelerazione della produzione di energia rinnovabile. Sono inoltre coperte le misure volte a ridurre la domanda di energia, ad aumentare l’efficienza energetica, a creare e rafforzare le competenze necessarie per la transizione verde, nonché a promuovere il trasporto sostenibile.
Il governo mette così “a disposizione della crescita economica italiana altri 21 miliardi di euro, in pratica una seconda manovra economica”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni alle associazioni datoriali nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi, specificando che molte delle misure indirizzate alla crescita, alle infrastrutture e al sostegno del tessuto produttivo “sono state contemplate negli interventi riformulati del PNRR e non nella Legge di Bilancio che è per forza di cose seria, responsabile”.
Il Consiglio avrà ora, di norma, quattro settimane per approvare la valutazione della Commissione. L’approvazione del Consiglio consentirà all’Italia di ricevere 0,5 miliardi di euro di prefinanziamento dei fondi REPowerEU.