Il verdetto della SEC (Securities and Exchange Commission, l’equivalente della Consob italiana) sulla quotazione a Wall Street dei primi ETF sul prezzo spot di Bitcoin, attesa entro la chiusura dei mercati americani di oggi, mercoledì 10 gennaio 2024, alle 22 ora italiana, rimane incerto fino all’ultimo e, per questo motivo, non si placa il fermento degli operatori di mercato intorno alla regina delle criptovalute, che attualmente viaggia su quota 45.590 dollari.
La SEC, lo scorso lunedì 8 gennaio, aveva infatti richiesto ulteriori chiarimenti alle 11 società di investimento pronte a emettere l’Exchange-Traded Fund (ETF) basato sul Bitcoin negli Stati Uniti, che dovevano rispondere entro la giornata di ieri, martedì 9 gennaio 2024.
Ad agitare ulteriormente i fan di Bitcoin si è aggiunto l’attacco hacker da parte di pirati informatici dell’account X (ex Twitter) della SEC, @SECGov, che hanno pubblicato un post falso riguardo al green light tanto atteso facendo credere che l’ok alla quotazione del replicante fosse finalmente realtà. La beffa consiste anche nel fatto che la violazione di sicurezza informatica ha colpito un regolatore che ha ripetutamente messo in guardia sulle vulnerabilità online delle criptovalute.
Ma perché l’approvazione della SEC è così significativa? Come ricordato in occasione del 15esimo compleanno di Bitcoin, si tratta di un’importante novità perché consentirebbe di acquistare uno strumento finanziario che segue il prezzo del Bitcoin senza dover possedere direttamente la criptovaluta. Lo ha rimarcato anche Benjamin Dean, direttore degli asset digitali di WisdomTree: “Un ETF basato sul Bitcoin offrirebbe la sicurezza, l’affidabilità e la familiarità di una struttura ETF per questo asset negli Stati Uniti. Ciò potrebbe facilitare l’accesso di un maggior numero di investitori istituzionali. Sarebbe una sorta di iTunes del Bitcoin: rappresenterebbe, cioè, un salto in avanti paragonabile all’esperienza del download di file musicali quando l’utente era spaventato dai rischi malware di scaricare musica su siti non autorizzati come Napster, rispetto alla sicurezza e alla semplicità di iTunes“.