La data X è il 30 giugno 2024, una manciata di giorni in pratica e poi diremo addio al mercato tutelato dell’energia elettrica. Ma gli italiani non sono pronti anzi 1 su 4 non sa nemmeno di cosa si sta parlando. Così emerge dall’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Bilendi, secondo cui 11 milioni di individui non conosce affatto il termine del regime di maggior tutela.
Fine del mercato tutelato: cosa significa
Come ricorda l’Arera, i servizi di tutela sono i servizi di fornitura di energia elettrica e gas naturale con condizioni economiche e contrattuali definite dall’Autorità destinati a famiglie e microimprese che non hanno ancora scelto un venditore nel mercato libero.
I servizi di tutela terminano il 30 giugno, dopodichè si passerà dal mercato tutelato a quello libero, che nella generalità dei casi rimarrà l’unica modalità di fornitura per i clienti domestici non vulnerabili di energia elettrica a partire da luglio 2024.
I clienti vulnerabili potranno continuare ad essere invece serviti a condizioni contrattuali ed economiche definite e aggiornate dall’Autorità.
Cosa accadrà a chi non passerà al mercato libero entro il 30 giugno? I clienti vulnerabili che sono gli over 75, i percettori di bonus elettrico o 104, chi ha un’apparecchiatura medicale salvavita ad energia elettrica, chi abita in una zona colpita da eventi calamitosi o in un’isola minore non interconnessa) continueranno a rimanere nel regime di tutela, mentre tutti gli altri saranno assegati automaticamente ad un nuovo fornitore, sulla base delle aste che si sono tenute a gennaio, ed entreranno nel nuovo sistema di tutele graduali.
Fine tutela energia: 1 italiano su 4 non ne sa nulla
Dato che deriva dall’indagine di Facile.it è quello relativo ai 4,5 milioni di italiani che addirittura dichiarano di non sapere nemmeno se il loro contratto sia in regime tutelato o nel mercato libero. I meno informati in merito alla fine del regime di maggior tutela – si legge nell’indagine realizzata su un campione rappresentativo della popolazione nazionale – sono risultati essere gli under 34, tra i quali la percentuale supera il 36% e i residenti del Centro Italia (33%).
Si ha meno consapevolezza di questa scadenza nei centri di medie dimensioni (29% per comuni tra i 30mila e i 100mila residenti), rispetto alle grandi città (26%). I più informati sono i consumatori che risiedono nei piccoli comuni (qui solo il 23% dichiara di non sapere della fine del tutelato).
L’indagine ha anche fotografato i comportamenti adottati dagli italiani in vista di questo storico passaggio. Sebbene la maggior parte degli intervistati abbia dichiarato di essere già passato al mercato libero, quasi 3 milioni di persone ora nel mercato tutelato, pur consapevoli del termine, non hanno ancora deciso come comportarsi. I più confusi risultano essere i 55-64enni, tra i quali la percentuale sale al 16% a fronte di una media nazionale del 10%.
Le intenzioni future
Cosa hanno intenzione di fare gli italiani da qui al 30 giugno? Tra chi è nel mercato tutelato il 23% ha intenzione di passare al libero, mentre poco più della metà del campione ha detto che rimarrà nel regime di maggior tutela così da entrare automaticamente nel nuovo sistema di tutele graduali.
Ma c’è anche chi ha intenzione di fare il percorso inverso; poco più di 2 milioni di italiani hanno dichiarato di voler tornare al mercato tutelato prima della sua fine, così da usufruire delle tariffe del servizio a tutele graduali.
«Questo regime avrà una durata temporanea, poco meno di 3 anni, e garantirà ai clienti una tariffa indicizzata, quindi legata all’andamento del prezzo delle materie prime», spiega Silvia Rossi, Direttore Commerciale Utilities di Facile.it. «La tariffa non è ancora nota, ma sappiamo già che avrà uno sconto di circa 100 euro rispetto all’attuale prezzo del mercato tutelato. Il consiglio per tutti i clienti è di scegliere l’offerta sulla base delle proprie esigenze; chi, ad esempio, volesse una tariffa a prezzo bloccato, o una fornitura di energia proveniente da fonti rinnovabili, dovrà guardare al mercato libero».