Coronavirus

Cosa sappiamo su Nu, la variante sudafricana del Covid (Podcast)

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Una nuova variante del Sars Cov-2 individuata in Sudafrica e Botswana è finita nella lista delle varianti “che generano preoccupazione” stilata dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Il suo nome è “Nu” (o B.1.1.529) ed è la prima variante ad essersi aggiunta a questo gruppo di osservate speciali dal dicembre 2020, quando fu scoperta la variante Delta. Non tutte le varianti individuate, una cinquantina finora, si rivelano più pericolose del virus di Wuhan e questa nuova variante sudafricana avrebbe tutte le caratteristiche di elevata trasmissibilità in grado di renderla una potenziale minaccia – soprattutto se contro di essa i vaccini si rivelassero meno efficaci.

Rispetto al Covid originario, la variante Nu è quello più profondamente mutata fra le varianti finora scoperte – e questo potrebbe indicare una maggiore pericolosità. In totale sono 50 le mutazioni osservate, di cui 30 nella proteina spike, fondamentale nel sistema che innesca la risposta immunitaria indotta dai vaccini. Più nel dettaglio, 10 variazioni si concentrano nella parte del virus che per prima entra in contatto con le cellule, contro le 2 sole variazioni della Delta.

Variante sudafricana Nu, il commenti degli esperti

“Questa variante ci ha sorpreso, ha un grande salto nell’evoluzione e molte più mutazioni che ci aspettavamo”, ha detto in una conferenza stampa Tulio de Oliveira, direttore del Centre for Epidemic Response and Innovation del Sudafrica.

Le mutazioni riscontrate “ci fanno temere che questo virus possa avere una maggiore trasmissibilità, una maggiore capacità di diffondersi da persona a persona, ma potrebbe anche essere in grado di aggirare parti del sistema immunitario”, ha affermato il professor Richard Lessells, dell’Università di KwaZulu-Natal (Sudafrica).

Quest’ultima caratteristica la accomuna alla variante Beta, che però non ha avuto una grande diffusione globale. Piuttosto, è stata l’elevata trasmissibilità della Delta a costituire una vera minaccia. “Beta era tutta fuga immunitaria e nient’altro, Delta aveva infettività e modesta fuga immunitaria, questo potenzialmente ha entrambi ad alti gradi”, ha dichiarato alla Bbc il professor Ravi Gupta (University of Cambridge).

Dall’Italia l’infettivologo Massimo Galli, intervenuto alla Rai Radio1, ha affermato di ritenere non certo, ma “possibile che questa variante sia in grado di bucare il vaccino… Dobbiamo capire i vari aspetti che stanno emergendo: primo fondamentale se è in grado di diffondersi altrettanto rapidamente o più rapidamente della Delta diventando in questo modo un vero competitore della Delta. E questo è un elemento ovviamente di preoccupazione perché, nel momento in cui fosse così, la faccenda diventerebbe seria”.